JULIO CORTÁZAR, IL SENTIMENTO DELLA LETTERATURA – SUR, ROMA 2020 (ebook)
Julio Cortázar (1914-1984) è stato uno dei massimi scrittori sudamericani del Novecento. Romanziere, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo, era nato a Bruxelles da famiglia argentina, e morì a Parigi dopo essersi naturalizzato francese. La sua vita trascorse tra Europa e Sudamerica, e di entrambi i continenti assorbì gli influssi culturali, creando prodotti letterari originali e caleidoscopici, fluttuanti tra il fantastico e lo scavo psicologico, la metafisica e l’ironia, il mistero e la giocosità. Con l’impegno di chi “fra vivere e scrivere non ha mai ammesso una netta differenza”.
In questo ebook pubblicato da Sur sono raccolti due saggi (Del sentimento di non esserci del tutto e Sul sentimento del fantastico) tratti dal volume Il giro del giorno in ottanta mondi.
Secondo l’autore, l’adulto in cui ci trasformiamo crescendo, porta dentro di sé il bambino che è stato, e questa poco pacifica coesistenza permette di guardarsi intorno attraverso due aperture diverse, assumendo differenti nature: poeta e criminale, ragno e mosca. Nella dialettica tra visione puerile e visione adulta, tra realtà e magia, è sempre presente una connotazione ludica, e il gioco è “un processo che parte da una dislocazione per arrivare a una collocazione, a un piazzamento – goal, scacco matto, tana libera tutti”. Chi scrive è dislocato rispetto a ciò che vive, e si trova nella posizione eccentrica di chi esiste a metà. Cortázar si sente continuamente fuori e dentro il reale, e ne dà testimonianza anche nella scrittura funambolica di questo pamphlet: “E mi piace, e sono terribilmente felice nel mio inferno, e scrivo. Vivo e scrivo minacciato da questa lateralità, da quella parallasse effettiva, da questo essere sempre un po’ più a sinistra o più sul fondo rispetto al posto in cui si dovrebbe essere”.
Scoprendosi diverso dagli altri già dall’infanzia, trova una corrispondenza solo nella compagnia dei gatti e dei libri, in un continuo estraniamento, in una tangenzialità all’accadere, in una interstizialità che non gli permette di aderire al vissuto se non nel dubbio, nello sconcerto, nell’inconsueto. Sospendere la contingenza, abbandonarsi alle associazioni verbali o immaginative, è quello che meglio riesce a Cortázar. Che meglio gli è riuscito nel suo capolavoro, Rayuela, Il gioco del mondo (1966). L’irrazionalità del fantastico, la sua non prevedibilità e non programmabilità, lo ha sempre affascinato: già da piccolo era sensibile al meraviglioso, che cercava di rinchiudere nel reale, appunto “realizzandolo”. Ad esempio, estraendo i tesori di un libro dal loro forziere, per introdurli nella propria quotidianità personale. Compito del poeta è uscire dall’assoggettamento all’attualità, alla transitorietà degli avvenimenti, trasformando le funzioni pragmatiche della memoria e dei sensi per dar posto a un impulso creatore, che da solo può cambiare il mondo. “Chi vive per aspettare l’inaspettato accoglie quello che non è ancora arrivato, lascia entrare un visitatore che verrà domani o è venuto ieri”.
Il fantastico possiede istanze schiaccianti che si riverberano su virtualità straordinarie, ampliando la possibilità del caso fino all’inconcepibile. Tutto può accadere, travolgendo il predeterminato: perciò bisogna lasciare la porta aperta all’eventuale, forzando la “crosta dell’apparenza”. “Ho sempre saputo che le grosse sorprese ci aspettano dove abbiamo finalmente imparato a non sorprenderci di nulla, nel senso che non ci scandalizziamo davanti alle rotture dell’ordine”, afferma Cortázar, ben consapevole che per uno scrittore non esiste realismo che non sia invenzione, né verità che non sia finzione.
© Riproduzione riservata «Gli Stati Generali», I luglio 2020