ANTONIO SPADARO, CREATURE DI CALDO SANGUE E NERVI – ARES, MILANO 2020

Torna in libreria per le edizioni Ares il profilo di Raymond Carver che Antonio Spadaro aveva pubblicato nel 2001 (Carver: un’acuta sensazione di attesa), arricchito ora da un capitolo sull’attualità dello scrittore statunitense e da un diario del viaggio-omaggio alla sua tomba di Port Angeles. Il titolo del volume, Creature di caldo sangue e nervi, è una citazione tratta da Čechov, autore cult di Carver, esplicito riferimento alla sua inquieta ansia esplorativa di ambienti ed esperienze trasgressive.

Monsignor Antonio Spadaro (Messina, 1966) è un gesuita, direttore della rivista «La Civiltà Cattolica», teologo e saggista molto stimato e ascoltato da Papa Francesco, esperto di letteratura americana e fondatore dell’associazione culturale «Bombacarta».

Già nell’introduzione l’autore confessa: “Dopo vent’anni di ‘corpo a corpo’ con uno scrittore è possibile capire se e come la sua opera ci abbia ‘lavorato dentro’. E io non me ne sono mai liberato”. Citando la poesia scritta da Raymond prima di morire, Ultimo frammento (“E hai ottenuto quello che / volevi da questa vita, nonostante tutto? / Sì. / E cos’è che volevi? / Potermi dire amato, sentirmi / amato sulla terra”), afferma di aver ricavato dalla questa lettura una reale illuminazione emotiva. È stata proprio l’autenticità con cui Carver ha messo a nudo ogni aspetto della propria esistenza a conquistare Spadaro: senza allontanarsi mai dal proprio vissuto ha narrato storie minime e universali, in cui ciascuno si può ancora riconoscere, spaziando nelle tematiche dall’amore alla malattia, dalla passione per la pesca a quella per l’alcol, dal sesso al denaro, raccontate con “understatement of emotion”. Estraneo a ideologie, intellettualismi e astrazioni, arrivava al cuore delle cose parlandone con assoluta e disarmante sincerità, attraverso l’utilizzo di diversi registri formali (ironia ed empatia, rabbia e commozione), in uno stile “scabro, diretto, privo di lirismo”, con “incredibile rapidità ed essenzialità espressiva”.

Il volume si divide in tre capitoli, nel primo dei quali Spadaro ricostruisce la biografia di Carver mettendola in relazione al graduale comporsi della sua attività letteraria, soffermandosi anche sull’annosa questione degli invasivi interventi correttivi dell’editor Gordon Lish.

Successivamente, propone sia un puntuale commento dei racconti più noti, sia una lettura attenta alle intenzioni etiche e comunicative della scrittura carveriana. Dalla tragica incomunicabilità delle prime prove narrative, testimonianza di uno spaesamento esistenziale, Raymond Carver si aprì progressivamente a una positiva speranza di rinascita, soprattutto in seguito all’unione con la nuova compagna Tess Gallagher. Nella sua scrittura divenne più evidente il bisogno di incarnarsi nella realtà materiale dei corpi, attraverso uno sguardo di intenerita immedesimazione, privo di giudizio o condanna. Monsignor Spadaro, in linea sia con parte della critica americana, sia soprattutto con la propria visione ideologica, interpreta l’evoluzione della scrittura di Carver nel senso di una persistente esigenza di confessione e di redenzione, alla ricerca di “una dimensione trascendente dell’esperienza quotidiana”. Nel raccontare le sue giornate, e quelle della gente comune, Raymond metteva in luce “la santità dell’ordinario”; scoprendo la propria vulnerabilità rivelava la vulnerabilità di chiunque, non solo di amici e familiari, ma anche di chi agisce nell’illegalità e nella violenza.

La terza sezione del libro analizza specificamente la produzione in versi, in genere sottovalutata rispetto alla narrativa. In essa, Spadaro individua “una funzione di discernimento e di penetrazione radicale nel reale”, capace di privilegiare la densità espressiva, la sintesi folgorante più di qualsiasi descrizione in prosa. Con fierezza, Carver affermava infatti di sentirsi più poeta che narratore: “Io ho cominciato come poeta e così suppongo che sulla mia tomba dovrei essere molto contento se ci fosse scritto: ‘Poeta, scrittore di racconti e, occasionalmente, saggista’. In quest’ordine”. I suoi versi, privi di artifici e sterili sperimentalismi, utilizzavano gli stessi temi dei racconti, resi più penetranti dalla loro contratta essenzialità, e ammorbiditi da un’affettuosa colloquialità nella descrizione dei rapporti familiari, dell’ambiente domestico, della natura.

In conclusione del volume, tra il ricco apparato di note e l’altrettanto ricca bibliografia, Antonio Spadaro inserisce il reportage diaristico e fotografico del viaggio-pellegrinaggio compiuto nell’agosto del 2010 per visitare la tomba di Carver al cimitero di Port Angeles, nello stato di Washington. In questa cittadina lo scrittore aveva vissuto serenamente gli ultimi anni in compagnia di Tess, in una casa tranquilla e luminosa posta alla confluenza di due fiumi, in riva al mare: qui aveva composto e ambientato oltre 200 poesie. Nella stessa casa era morto per un cancro ai polmoni, il 2 agosto 1988, appena cinquantenne.

 

© Riproduzione riservata    15 novembre 2020

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