MATSUO BASHŌ, SOTTO LA LUNA UN BRUCO – PONTE ALLE GRAZIE, FIRENZE 2020
Alessandro Clementi degli Albizzi, fra i nostri migliori nipponisti, ha curato una nuova edizione di 69 haiku di Matsuo Bashō, massimo maestro nella composizione di questo genere lirico.
Nato nel 1644, Bashō ebbe molti allievi che conservarono la sua feconda produzione in sette raccolte, di cui questo volume offre una meditata antologia. Meditata perché il curatore non solo commenta ogni testo presentato, ma offre ai lettori una approfondita introduzione all’origine, alla trasformazione e diffusione dei ku, oltreché alla biografia del poeta.
Lo haiku come lo conosciamo noi, ai tempi di Bashō non aveva una forma autonoma. Si trattava di un esercizio collettivo, un dialogo poetico tra amici e appassionati, o tra maestro e allievi, “in cui il ku di avvio, forniva ispirazione e ambientazione per il secondo che poi a sua volta aggiungeva elementi per il terzo e così via”. Quattro secoli fa il poeta non si rivolgeva a un pubblico, ma alle persone della sua cerchia, che lo soccorrevano nella creazione, essendo al corrente di tutte le sue ragioni e intenzioni. Haikai significa “motto di spirito”, e per essere efficace imponeva di stupire i lettori, spiazzandoli con un finale imprevisto, o deformando i contenuti (paesaggi, situazioni, personaggi) con lo scopo di divertirli. Carattere fondamentale dell’haiku era la musicalità, il tono aggraziato e rasserenante che in genere veniva d’improvviso turbato da una parola o da un’immagine dura e respingente.
Ecco alcuni dei ku più suggestivi, con il commento suggerito dal curatore Alessandro Clemente degli Albizzi. Si tratta di delicate immagini paesaggistiche, di scene di vita paesana, di momenti comunitari o di testimonianze affettive di particolare intensità:
“Notte silenziosa / sotto la luna un bruco / si fa strada dentro una castagna”: nel silenzio della notte illuminata dalla luna, il lieve rosicchiare del bruco insinua nell’atmosfera qualcosa di inquietante.
“Sul ramo spoglio / si è ora poggiato un corvo / crepuscolo d’autunno”: le immagini del ramo e del corvo sono basate sul canone pittorico classico.
“Mani di donna staccano carne di baccalà /all’ombra di un mazzo di azalee / appena raccolte”: considerato uno dei primi ku che catturano l’istante, sembra ispirato da una scena vista in una locanda di campagna, in cui l’elemento prosaico è accostato a una visione floreale.
“Sfilarsi un indumento / e metterselo in spalla / il mio cambio di stagione”: il cambio del guardaroba esprime con libera noncuranza la leggerezza d’animo del viaggiatore, che si lascia alle spalle il passato.
“Sentore putrido / sorrette da giacinti d’acqua / viscere di pesce”: gli intensi calori estivi accelerano la putrefazione delle interiora del pesce, e la sgradevolezza dell’odore è contrapposta al profumo dei fiori.
“Stringo forte spighe di grano / a reggermi / nel momento dell’addio”: in questo malinconico saluto agli amici prima della partenza, Bashō chiede aiuto alle spighe di grano, incerto sostegno a cui affidare la sua debolezza fisica.
“Il viaggio interrotto dalla malattia / il sogno che corre libero / per le brulle distese”: alle due del pomeriggio Bashō, improvvisamente destatosi nel suo letto di morte, detta a un allievo il suo ultimo ku.
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2 novembre 2020