RAFFAELE MANTEGAZZA, FUGA – ANIMAMUNDI, OTRANTO 2022
Otto brevi capitoli per raccontare l’arte della fuga, non – ovviamente – quella bachiana, bensì quella che a ciascuno di noi si prospetta, almeno una volta nella vita, come liberazione dall’angoscia, allontanamento da un problema che appare irrisolvibile, exit-strategy salvifica. Raffaele Mantegazza illustra varie modalità di fuga, alcune negative, altre invece propositive, in quanto forme di resistenza rispetto a un potere onnivoro e castrante che blocca l’individuo in una situazione mortificante.
Partire, scappare, andarsene, lasciare tutto: si tratta di una decisione che può assumere la connotazione di scelta egoistica e vile, soprattutto nei riguardi della collettività da cui si prende commiato. In termini bellici e militari diventa addirittura qualcosa di spregevole. Lo stesso suicidio, anche quando esprima disperazione o richiesta di aiuto, viene spesso tacciato di codardia ed egocentrismo. In realtà fuggire è spesso l’opzione più intelligente e razionale di fronte a un pericolo o a una minaccia; addirittura può acquistare una valenza educativa, di maturazione e arricchimento culturale, poiché in grado di aprire orizzonti nuovi, offrendo esperienze esistenziali valorizzanti.
Esistono fughe di evasione, anch’esse da non biasimare: nel gioco, nel sogno, nella creazione artistica.
Altre avventurose, o difensive, o virtuali in mondi illusori, sempre più frequentati in particolare dai giovani che amano costruirsi personalità fittizie e consolatorie. Fughe pericolose perché cogenti: quelle nelle dipendenze da droghe o alcol. Socialmente svantaggiose, come la dispersione scolastica. C’è poi un modo di sottrarsi alla libertà e all’indipendenza di giudizio, nella speranza di trovare sicurezza e protezione nella massificazione e nel conformismo, nella rinuncia al proprio io, temendo il confronto o la sconfitta nel rapporto con gli altri.
Fuggire nello spazio è sempre possibile: muoversi, viaggiare, emigrare sono opzioni alla portata di ciascuno. Spostarsi nel tempo, tornare con la memoria al passato o proiettarsi in un futuro fantascientifico e distopico è per ora solo una possibilità della mente, così come la capacità di innalzarsi nell’estasi mistica, secondo i percorsi tracciati da diverse tradizioni religiose.
Ci sono fughe, tuttavia, meno filosofiche, meno romantiche, meno individualistiche di quelle dettate da ribellioni, ansia di avventura, sogno. Intraprese per evitare “la fame, la miseria, l’oppressione, lo sterminio. Il capitalismo neoimperialista crea la fuga non come soluzione elitaria o come speranza di salvezza ma inizialmente come mera risposta dell’istinto di sopravvivenza. Milioni di esseri umani sono in fuga perché non possono fare altrimenti”.
L’autore puntella la sua esposizione con frequenti e originali citazioni tratte da film, canzoni d’autore, opere letterarie. Quindi possiamo leggere testimonianze bibliche e filosofiche, alternando brani di Joyce e Proust con Calvino e Rodari, recuperando i versi di Vecchioni, Fossati, Ron e Masini: anche questi rimandi testuali testimoniano quanto il fuggire (da dove, da cosa, perché?) faccia parte di uno dei comportamenti umani più frequenti e complessi. Negli ultimi cinquant’anni sono scomparse in Italia 60.000 persone: una trasmissione seguitissima come Chi l’ha visto? ne dà testimonianza settimanalmente.
Raffaele Mantegazza, Professore associato di scienze pedagogiche presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi Milano Bicocca, nelle sue numerosissime pubblicazioni, si è occupato di pedagogia, comics, fantascienza, sapienza biblica, filosofia e canzone d’autore, interrogandosi sempre sulla possibilità di una resistenza nei confronti di ogni tipo di dominio e di arroganza del potere.
© Riproduzione riservata «Gli Stati Generali», 2 maggio 2022