ANGELO GACCIONE, SCHEGGE – I Quaderni del Bardo Edizioni, 2024
Narratore e drammaturgo, Angelo Gaccione ha pubblicato numerosi libri di saggi, racconti, fiabe, raccolte poetiche e testi teatrali. Vive a Milano, dove da oltre vent’anni dirige il settimanale Odissea, che vanta la collaborazione di prestigiose firme internazionali. Per il suo impegno civile gli è stato conferito il Premio alla Virtù Civica. Recentemente ha pubblicato un pamphlet di aforismi, Schegge, seguendo un’inclinazione che dall’adolescenza lo vede appassionato fruitore e collezionista di questa formula di antichissima tradizione letteraria, già in passato da lui frequentata in diverse occasioni editoriali.
Il prefatore della raccolta, Amedeo Ansaldi, individua giustamente una stringente motivazione etica alla base dei testi qui presentati, la stessa che anima tutti gli interventi giornalistici di Gaccione, risentito commentatore delle più roventi questioni politiche del nostro paese.
“Da sempre sono innamorato di massime, pensieri, sentenze, aforismi, che nascono improvvisi dalla penna di scrittori come stelle dal buio, per illuminare la notte del lettore”, esordisce nella presentazione, evidenziando la sua entusiastica adesione alla lapidaria espressione aforistica, capace di condensare in poche parole giudizi morali sferzanti, ironici, amaramente esacerbati.
Le massime antologizzate sono in parte inedite, oppure provengono da precedenti pubblicazioni, anche piuttosto lontane nel tempo (Il calamaio di Richelieu, Nero su bianco, Il lato estremo, Spore),
Non numerose, ma simpaticamente divertenti, sono quelle più innocue, volte a strappare un sorriso ai lettori: “Musulmane troppo vestire. Cristiane troppo spogliate”, “Finalmente la laurea l’aveva conseguita: ora poteva dedicare il resto della vita all’ignoranza”, “La battezzarono Assunta, ma rimase disoccupata tutta la vita”, “I denti? Costano un occhio!”
Altre sono più severamente critiche nei riguardi della società contemporanea, ritenuta inadeguata nel rispondere alle aspettative dei cittadini, quando non addirittura corrotta e corruttrice, effimera e volgare: “Dove non c’è opposizione, c’è corruzione”, “Ogni potere stupra”, “Chi segue la moda passa di moda”, “L’imbecillità è la più diffusa virtù contemporanea”.
Il richiamo etico è costantemente agguerrito e polemico: “Ci sono intelligenze messe al servizio di pessime cause”, “Pretendono un mondo migliore, ma non muovono un dito perché lo diventi”, “Alta società, bassa moralità”, “Tutti i reazionari sono stupidi, ma non tutti i rivoluzionari sono intelligenti”, “La rivoluzione senza morale è una rivoluzione immorale: cioè un crimine”.
Non mancano gli aforismi che Gaccione riserva a sé stesso, talvolta immalinconiti, spesso sarcastici. “Mi sento così postumo che dubito di essere ancora nato”, “Io non sono uno scrittore maledetto, ma un maledetto scrittore. C’è una grande differenza”; “Spero di andare in Paradiso, almeno da morto vorrei stare largo”, “Sono contrario a qualsiasi imposizione; se mi imponessero la felicità la rifiuterei”, “Scrivo per tenere a freno l’assassino che si nasconde in me”.
Alcune riflessioni sono più articolate, quindi richiedono uno spazio meno circoscritto di quelle aforistiche. Riguardano l’arte, la letteratura, la storia e la religione. Ma è soprattutto nell’idea convintamente pacifista, a cui Angelo Gaccione ha dedicato anni di militanza politica (si veda, a riprova del suo ostinato fervore antibellicista, questa intervista rilasciata a Rai Letteratura: https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Angelo-Gaccione-Carlo-Cassola-e-il-disarmo), che il lettore riscontra una vis polemica più radicale, insieme alla consapevole asserzione del dovere civico dello scrittore, come dichiarano queste due incisive sentenze: “Se non vi piace la mia utopia del disarmo, dovere tenervi la vostra realtà della guerra”, “Non si scrive per meritarsi qualcosa, ma per un atto di verità”.
© Riproduzione riservata «SoloLibri», 25 giugno 2024