CURZIO MALAPARTE, COPPI E BARTALI – ADELPHI, MILANO 2009
Questo breve saggio di Curzio Malaparte, pubblicato nel 1949, è sostanzialmente una dichiarazione d’amore alla bicicletta e ai suoi due campioni per antonomasia, Coppi e Bartali messi a confronto non solo per le doti tecniche, quanto soprattutto per le loro caratteristiche umane.
Il libro si apre con alcune considerazioni generali, a metà tra il filosofico e il poetico, sulla natura del miracolo a due ruote, “che appartiene a pieno titolo al patrimonio artistico nazionale”, benché sia stato inventato da un inglese. “Ci chiediamo come possa stare in piedi ed ecco che lei prende il volo, in equilibrio su un invisibile filo d’acciaio, come un acrobata sulla sua fune. In silenzio trafigge lo spazio, in silenzio penetra nel tempo. Senza un briciolo di pudore, viola tutti i misteri del paesaggio, dell’orizzonte, della natura”
Curzio Malaparte racconta poi in che modo sia nata la sua passione per il ciclismo, già dall’infanzia assistendo alle prodezze di Gerbi, e poi riscoprendo la sua vecchia bicicletta di ritorno dal fronte: “trovammo ad accoglierci in anticamera un timido bagliore di acciaio arrugginito, simile al lampo di felicità e di pudore che fa arrossire il volto di una ragazza”.
Ecco quindi l’esaltazione e l’acuta disamina dei due eroi del pedale: Gino Bartali, toscano, classe 1914, e Fausto Coppi, piemontese, classe 1919. Curzio Malaparte non descrive se non marginalmente le loro gare e la loro perenne rivalità, ma approfondisce con arguzia i due diversi caratteri, i differenti modi di vivere la propria italianità negli stessi anni. Bartali fervente e pio cattolico, Coppi “voltairiano inconsapevole”, Bartali contadino e Coppi operaio, l’uno ispirato e l’altro scettico, il primo umano e antico, il secondo moderno e tecnico. Pur parteggiando visceralmente per il suo sanguigno conterraneo, Malaparte intuisce nello smilzo e disincantato piemontese la sofferenza dovuta a un sentimento di profonda solitudine, aggravata forse non solo dall’indole malinconica ma anche da dolorose vicende private.
© Riproduzione riservata «sololibri», 15 settembre 2016