AA.VV., IL DIMENTICATOIO – CESATI, FIRENZE 2016
Ci siamo ridotti a parlare una lingua impoverita, spersonalizzata, uniforme e noiosa, modulata sui termini veicolati dai media: neologismi spesso orripilanti, echeggiati dallo slang anglo-americano; terminologie generiche, approssimazioni verbali, banalità colloquiali, abbreviazioni immotivate. Italo Calvino così scriveva nelle sue Lezioni Americane: «Credo che la mia prima spinta venga da una mia ipersensibilità o allergia: mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo molto approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile».
Anche per ovviare al nostro conformismo linguistico, oltreché per offrire ai lettori (incuriosendoli, provocandoli) un campionario di vocaboli desueti, obsoleti, poco comuni, l’editore fiorentino Cesati ha pubblicato un “dizionario delle parole perdute”: Il dimenticatoio, composto dalle sue redattrici, “un gruppo dii persone che lavora ogni giorno su testi specialistici legati alla letteratura e alla linguistica”. A cui deve andare la nostra gratitudine, perché sfogliare questo volume ci arricchisce, divertendoci e istruendoci: meriti non da poco, in questi tempi in cui non solo le idee, ma anche le parole si stanno pericolosamente omogeneizzando
I termini selezionati appartengono alla poesia e alla narrativa, all’uso quotidiano – regionale e nazionale – del nostro presente e del passato più o meno lontano, al parlato “basso” e popolare, al linguaggio scientifico e giornalistico: ma hanno tutti la peculiarità di essere stati dimenticati in qualche cassetto della memoria collettiva, incellofanati sotto naftalina, ammazzati per pigrizia e trascuratezza. Di ognuna delle 2000 parole proposte viene spiegato il significato, letterale o figurato, si offrono esempi d’uso e una serie di sinonimi, qualche curiosità, riferimenti letterari. E se le persone di media cultura, lettori sporadici, aspiranti scrittori possono vantarsi di riconoscere vocaboli preziosi ma non abusati quali abbacinare, limine, imbolsire, facondia, si può scommettere che nemmeno i più accaniti e appassionati linguisti e consultatori di dizionari sappiano definire con certezza il significato di accismare, calamistro, ecatologo, gorgiato, menecmo, nembrodico, razzese, e via discorrendo, leggendo, sfogliando. Un libro simpatico, accattivante anche graficamente, a cui attingere quotidianamente per arricchire il nostro lessico, ma soprattutto per salvare il patrimonio culturale più prezioso che abbiamo: le parole.
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6 febbraio 2017