PAOLO NORI, LA MERAVIGLIOSA UTILITA’ DEL FILO A PIOMBO – MARCOS Y MARCOS, MILANO 2011
Paolo Nori scrive discorsi: non solo, ovviamente. Anche romanzi, articoli, interventi radiofonici. E traduce dal russo. Ma soprattutto scrive discorsi, nel senso che scrive nello stesso modo in cui parla, con gli intercalari, le ripetizioni, le domande retoriche, i vezzi (a volte anche troppo esibiti) che si usano nel parlato quotidiano: colloquiale, dimesso, semplice: “L’aria, dentro la macchina,diventa più aria,non so se mi spiego,come se avesse più senso, non so se mi spiego.”, “Non so,per esempio,faccio un altro esempio.Non so per esempio quest’estate..”, “Tre multe, be’queste cose qua, adesso, io penso di no, ma lì è una questione, è difficile,son punti di vista..”.
In genere i suoi racconti un po’ stralunati, surreali, ma sempre divertenti, li legge in convegni, a teatro, all’inaugurazione di mostre: come nel caso di questo volume, che raccoglie sei brani tutti “recitati” davanti a un pubblico, intrattenuto su argomenti e temi seriosi con argomenti e temi che hanno la levità e il gusto del vero umorismo. Credo che non si possa definire Nori un autore ironico, tantomeno sarcastico: non si sente nella sua scrittura alcun aculeus mordace, alcuna risata sardonica. Ma amarezza disincantata sì, e quasi un candore stupito di fronte alla insulsaggine delle mode, al falso progresso della tecnica, ai paradossi della cultura post-moderna. Con un richiamo accorato al buon senso, a un criticismo onesto, alla saggezza della quotidianità. Insieme all’entusiasmo dichiarato per la poesia, e per una narrativa che non si riduca a divertissment da salotto. Insomma, non ci si può spacciare per conoscitori di Wittgenstein solo citando un abusato e alquanto banale aforisma, nè si può dissertare di musica contemporanea fingendosi assorti ammiratori di 4’33” di Cage… Leggendo Nori si ride, e si pensa. Non è poco.
IBS, 1 aprile 2011