HELENA JANECZEK, BLOODY COW – IL SAGGIATORE, MILANO 2012
Helena Janeczek, nata nel 1964 a Monaco di Baviera da genitori ebrei polacchi, vive da molto tempo in Italia, occupandosi di editoria. In questo suo terzo romanzo, dalla scrittura tesa e originalissima, coinvolgente e spiazzante, si occupa di uno scandalo che ha terrorizzato l’Europa alla fine del ‘900, contagiando politica e media mondiali: la malattia di Creutzfeldt-Jacob, comunemente conosciuta come morbo della mucca pazza. Oggi ce ne siamo quasi dimenticati, ma vent’anni fa un’ansia fobica e irrazionale aveva paralizzato i consumi di carne, stravolto abitudini alimentari, dominato con toni apocalittici quotidiani, televisioni e conversazioni private. Janeczek ci fa ripiombare in quell’incubo, e la prima parte del libro assume toni sarcasticamente feroci nei riguardi sia della barbarie consumistica che adultera cibi e coscienze, avvelenandoci tutti, sia della nostra indifferente connivenza con le sistematiche torture del mondo animale e con la corruzione capitalistica del mercato alimentare. Moriremo di carne infetta e mafiosa; moriremo di cecità e egoismo, ma anche di ingordigia e di assuefazione colpevole al male: «…E allora ci aspettiamo che si nasconda lì dentro, nel metanolo nel vino, nella diossina dei polli, nelle bottiglie di Coca-Cola, negli organismi geneticamente modificati contrabbandati dentro ai biscotti, la nostra morte, e certo nelle mucche ammalate…; …mucche cui cedono le gambe, cui gli occhi si rovesciano all’indietro…; …bestiame, carne, sangue, siero, grassi, farine animali, ogni sorta di scarto o avanzo, illegalmente o legalmente esportato con lo sconto speciale».
A questo macello universale prono alle leggi di sfruttamento economico è dovuta la morte incolpevole della giovane Clare Tomkins, vegetariana dall’età di undici: la sua terrificante e dolorosa agonia, lo strazio irrisarcibile della sua famiglia; sul tragico destino di Clare, Helena Janeczek scrive le pagine commosse e indignate che concludono questo notevole romanzo.
«Leggendaria» n.107, settembre 2014