GRACE PALEY, FEDELTÀ – MINIMUM FAX, ROMA 2011
Grace Paley (1922-2007), newyorkese, ebrea di origine ucraina, ha scritto 45 racconti e un numero non elevato di poesie: in tutto, poco più di 300 pagine, che tuttavia hanno lasciato un segno considerevole nella letteratura americana. Militante pacifista e femminista, molto impegnata sul fronte della difesa dei diritti civili, si distinse per la partecipazione in prima linea alla campagna contro la guerra in Vietnam. Fra le sue raccolte narrative uscite in Italia ricordiamo Piccoli contrattempi del vivere, Enormi cambiamenti all’ultimo momento, Più tardi nel pomeriggio, tutte pubblicate da Einaudi. Parte della sua produzione saggistica è raccolta nel volume L’importanza di non capire tutto. Il volume edito da Minimum Fax nel 2011 raccoglie versi scritti tra il 2000 e il 2007, di stampo diaristico e quasi domestico, incentrati per lo più sugli affetti familiari e sulla lunga fedeltà sentimentale alle amicizie, alle passioni di una vita intera, alle convinzioni politiche e ideologiche. E soprattutto alla scrittura.
Fedeltà, quindi, “Fidelity” coerente al proprio vissuto, come amava sottolineare: “Credo nella fedeltà alle mie idee originarie, è il modo che ho per oppormi alle mode imperanti”. Così anche nella poesia che dà il titolo al volume, in cui manifesta la sua ubbidienza a un imperativo etico di responsabilità verso il prossimo, persino a scapito del proprio interesse privato, rinunciando a ogni concessione voluttuaria, a ogni gratificante accomodamento:
li conoscevo sapevo che sarei potuta
rientrare in quelle vite senza alcuna perdita
Grace nei suoi versi rivolgeva attenzione alle cose quotidiane, con cui da donna doveva giostrarsi nelle incombenze domestiche irrimandabili. Dedizione a un ruolo femminile, di madre e nonna, che tuttavia sapeva mettere in secondo piano rispetto all’impegno civile e politico, cui orgogliosamente voleva dedicarsi. Rivolgeva perciò la sua pungente ironia ai sentimenti nobili celebrati con farisaica retorica dalla letteratura universale: la famiglia come rifugio, il buonismo parrocchiale, l’amore romantico ed edulcorato, da respingere come tentazioni luciferine. Ne è un divertente esempio questa
POESIA CONTRO L’AMORE
Oppure questa:
ALLORA
C’è nella scrittura di Grace Paley una generosa comprensione per le difficoltà e i dolori degli altri, e anche per le loro debolezze e vigliaccherie, che in sé stessa non accettava di perdonare. A questo sincero altruismo faceva da pendant una rabbiosa ribellione contro qualsiasi potere (ideologico, culturale o religioso) pretendesse di imporsi alle coscienze individuali. Persino Dio, nel suo prevaricante paternalismo, andava rifiutato (“Grazie a Dio non c’è nessun dio / o saremmo tutti perduti”). E con lui la guerra, il razzismo, l’inquinamento, l’omofobia, la morte, la malattia. Paolo Cagnetti, nella sua affettuosa e partecipe prefazione, definisce Fedeltà un libro “caotico”. Ma caotica, disordinata, vivace fu tutta l’esistenza di questa vulcanica poeta: piena di amici, amori, libri, viaggi, bambini, vecchi da aiutare, donne da difendere, conferenze e volantinaggi, articoli di protesta, sit-in e dimostrazioni. Le poesie, prive di punteggiatura, spaziate da pause bianche, colloquiali e polemiche, sempre un po’ grezze e non rifinite, seguono l’andamento precipitoso e disorganico dei suoi pensieri, quasi pressate dall’ansia di dire tutto. E questo tutto viene raccontato vorticosamente, appassionatamente: il traffico di New York, i taxi, i pompieri, un funerale, le torte da preparare per i nipotini, la sorella morta, le telefonate con le amiche (“Scrivere di donne è un atto politico”, affermava). Assetata di vita, anche la lotta contro il tumore al seno di cui morì ottantenne divenne una battaglia caparbia e coraggiosa contro il destino ingiusto: lotta come vessillo di non rassegnazione, da impugnare sempre.
FINESTRE
prima d’ora finestre la storia del pomeriggio
© Riproduzione riservata «Il Pickwick», 12 dicembre 2017