AAVV, LA CULTURA CI RENDE UMANI – UTET, TORINO 2018

Gli otto interventi raccolti in questo volume edito dalla Utet indagano in maniera diversa il ruolo che la cultura occupa nella società contemporanea, e in particolare quanto essa incida sul carattere e sul comportamento di un individuo, rendendolo più consapevole di sé e del suo agire tra gli altri.Sono saggi di consistenza e interesse differenti, alcuni esposti in termini discorsivi (essendo la trascrizione di conferenze), altri più meditati e specialistici. La cultura ci rende umani suggerisce nel sottotitolo (“Movimenti, diversità e scambi”) quali siano gli ambiti in cui gli autori situano le loro analisi.

Nel primo contributo, Edoardo Albinati si interroga sul lavoro che svolge da più di vent’anni come insegnante di lettere nel carcere romano di Rebibbia, chiedendosi se i suoi studenti, adulti condannati per reati anche molto gravi, possano trarre vantaggio da quello che imparano, allontanandosi così dal delinquere e avvicinandosi invece alla bellezza della poesia e dell’arte.«In effetti la cultura non salva nessuno. Non salva proprio nessuno. Mi dispiace dirlo a chi è convinto che un uomo che ha letto un libro sia sicuramente migliore di uno che non l’ha letto: be’, non è così. Tra i peggiori e i pessimi ci sono tanti uomini colti, uomini che possedevano biblioteche e ascoltavano musica sublime. La cultura non rende migliori le persone». Tra i nazisti, tra i finanzieri corrotti, tra i mafiosi, ci sono persone erudite, a cui evidentemente il sapere non ha insegnato a essere moralmente migliori. Un libro non cambia la vita, ma forse leggere tanti libri può aiutare ad aprire spazi mentali prima ristretti: ed è in questi spiragli che deve saper penetrare un insegnante, sfruttando ogni singolo momento di lezione senza prefissarsi di raggiungere risultati tangibili, ma facendo comprendere agli allievi che qualsiasi fallimento o errore esistenziale può essere riscattato e reso più dignitoso anche da una terzina dantesca, dall’ascolto di un brano operistico, dall’osservazione di un dipinto.

L’antropologo Stefano Allovio utilizza gli strumenti della paleontologia per sottolineare quanto la cultura (intesa non solo in senso nozionistico, ma come insieme di usi, abilità, tradizioni) abbia contribuito a plasmare l’umanità dalla preistoria: l’utilizzo del fuoco e della cottura dei cibi ha trasformato gli ominidi nell’homo sapiens, capace di vivere in solidarietà con il gruppo, dando inizio al percorso millenario della civiltà. Altri saggi presenti nel libro in questione discutono sulla decentralizzazione della cultura occidentale in luoghi e tempi diversi (Jean-Loup Amselle commenta la fondazione del nuovo museo del Louvre ad Abu Dhabi, John Eskenazi indaga sulle reciproche influenze tra buddhismo e ellenismo, Adriano Favole mette in guardia dalle pretese contemporanee di modificare il corso degli eventi naturali utilizzando nuove e arroganti tecniche “prometeiche”, Vittorio Lingiardi ci orienta sulle differenze tra generi e identità sessuali), nell’utopia più o meno condivisibile di una culturalizzazione globale, in grado di superare frontiere geografiche e temporali.

Dulcis in fundo, due donne, Paola Mastrocola e Marta Mosca, tentano di smuovere polemicamente le acque rassicuranti dei precedenti interventi ponendo ai lettori alcune stimolanti riflessioni.La prima ripropone le sue note tesi in difesa di una cultura che sappia mantenersi «ristretta, puntiforme e non nebulosa», in una scuola che insegni contenuti e non solo metodi, know how, problem solving e competenze specifiche utilizzabili nel mercato del lavoro. Una scuola che trasmetta un sapere «radicato e affondato», recuperando un rapporto vitale con il passato. Marta Mosca chiude poi questa interessante miscellanea di spunti teorici ragionando sull’insorgere di preoccupanti chiusure ideologiche di fronte ai sempre più massicci fenomeni migratori e all’inevitabile meticciato antropologico e culturale che ne deriva. «Dopotutto, chi siamo?», si chiede, concludendo che «ogni essere umano, in quanto tale, è frutto di inesauribili contatti».

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19 febbraio 2018