THOMAS BERNHARD, CAMMINARE – ADELPHI, MILANO 2018
Il titolo tedesco di questo romanzo, che Thomas Bernhard pubblicò nel 1971, è Gehen, “Andare”, e forse rende meglio che Camminare il senso affannato, tortuoso, scomposto delle varie e intersecantesi direzioni percorse dai tre protagonisti, non solo peregrinando attraverso la città di Vienna, ma soprattutto smarrendosi nei pensieri e nelle ossessioni mentali da cui sono perseguitati.
Il narratore senza nome riproduce in una prosa torrenziale, irrefrenabile e circonvoluta, i monologhi con cui Oehler gli racconta l’improvvisa pazzia che aveva portato il loro comune amico Karrer ad essere internato nel manicomio dello Steinhof. I tre camminavano il lunedì e il mercoledì, alternandosi nella frequentazione, ma controllandosi reciprocamente nei movimenti, nella velocità, nel vestiario, nelle strade battute (in genere limitate al centro cittadino, tra il Friedensbrücke, la Klosterneuburgerstrasse e la Alserbachstrasse), immersi in macchinose conversazioni di filosofia, e in sarcastici commenti sulla vita borghese e volgare dei loro connazionali.
«Nulla è più istruttivo del veder camminare uno che pensa, così come nulla è più istruttivo del veder pensare uno che cammina, per cui possiamo dire senz’altro che vediamo come pensa colui che cammina, così come possiamo dire che vediamo camminare colui che pensa e viceversa vediamo pensare colui che cammina e così via… In ogni pensiero siamo perduti, se ci abbandoniamo a questo pensiero, se ci abbandoniamo davvero anche a un solo pensiero, siamo perduti… Così siamo sempre lì a buttare via i pensieri che abbiamo, e ne abbiamo sempre perché è nostra abitudine avere sempre dei pensieri; per tutta la vita, a quanto ne sappiamo, buttiamo via i pensieri, non facciamo altro, perché non siamo altro che persone intente a rovesciare e a svuotare di continuo le proprie menti come secchi di rifiuti, ovunque siano».
A cosa pensava dunque Karrer, e con quanta «tensione nervosa» quando è improvvisamente impazzito? Non solo alle teorie di Wittgenstein, non solo all’indefinibilità del reale, al provincialismo austriaco, agli orrori architettonici, alla stupidità delle persone che continuano a mettere al mondo figli destinati all’infelicità, alle vane illusioni sulle sorti umane. Ma soprattutto al fatto che il genio non viene riconosciuto ed è osteggiato sia dalla gente comune sia dal potere, che una vita fuori dall’ordinario crea fastidio e imbarazzo, che il senso del bello e dell’ordine è stigmatizzato e deriso. A questo pensava e di questo discuteva animatamente con il suo amico Oehler (che lo riferisce al narratore senza nome), piangendo la sorte dell’illustre chimico Hollensteiner, suicidatosi per protestare contro la cecità e l’indifferenza del governo che non aveva finanziato le sue ricerche: «… uno Stato che fa l’impossibile per distruggerti anziché venirti in aiuto, che fa l’impossibile per paralizzarti anziché venirti in aiuto». Ed entrambi così furibondi e pieni di rancore erano entrati nel negozio di tessuti di Rustenschacher, dove la follia di Karrer era esplosa osservando nei pantaloni che voleva acquistare delle imperfezioni che ne rivelavano la vera provenienza: non il vantato ed elegante tessuto inglese, ma «merce di scarto cecoslovacca».
La scrittura funambolica di Bernhard rivela, nel presentare il tracollo psichico del protagonista, tutta la sua grottesca, rabbiosa, irritante abilità descrittiva. Karrer precipita in un vortice di disperata e vulnerabile paranoia, aggredendo il proprietario del negozio e il commesso, urlando il suo disgusto verso tutto e tutti, ribellandosi al conformismo di maniera che livella gusti e comportamenti. Chi legge Thomas Bernhard, e ne percepisce il furore iconoclasta nei riguardi delle istituzioni (in questo caso rappresentate tanto dalla psichiatria, quanto dall’interesse economico e dalle convenzioni sociali) finisce per sodalizzare con i suoi eroi, che sono sempre i reietti, i disadattati, gli eversivi, incapaci di adeguarsi e di trovare un qualsiasi sollievo dal dolore di vivere.
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https://www.sololibri.net/Camminare-Thomas-Bernhard.html 2 aprile 2018