DAVID LODGE, QUANTE VOLTE, FIGLIOLO? ‒ BOMPIANI, MILANO 1996-2011

Quante volte, figliolo? è uno dei primi romanzi di David Lodge, garbatamente ilare, fornito di un sottinteso intento didascalico e (come sempre nella tradizione narrativa di quest’autore) polemicamente stimolante nelle sue riflessioni sui guasti dell’educazione cattolica, sul fariseismo morale della classe medio-alta inglese, sul carrierismo privo di scrupoli del mondo accademico. Davide Lodge (1935), scrittore e critico letterario, è stato docente di letteratura all’Università di Birmingham dal 1960 al 1987, e soprattutto in questo ambiente ha allestito le trame dei suoi libri, descrivendone con irriverente ironia i vizi e le ambizioni, la falsità degli intrecci relazionali e sessuali, l’apatia culturale degli studenti e il disinteresse didattico dei professori.

Questo romanzo, pubblicato nel 1980 con un titolo diverso da quello ammiccante dell’edizione italiana (How far can you go?), è diversamente dal solito situato a Londra, e segue lo svolgersi delle esistenze di un gruppo di universitari cattolici, ferventi seguaci della dottrina ecclesiale, che nel proseguo degli anni finiscono per annacquare la loro fede, adeguandosi al comportamento più moralmente rilassato della maggioranza delle persone. La narrazione si apre sugli incontri di studio e di preghiera che, a fine anni ’50, questi giovani tengono settimanalmente sotto la guida spirituale di un giovane sacerdote in una “fredda e tetra” chiesa londinese, partecipando alla Messa e all’eucarestia, pressati sia dai loro turbamenti sessuali e dagli angoscianti sensi di colpa che ne conseguono, sia da un incerto desiderio di cameratismo, più che da vera devozione. L’ossessione del sesto comandamento (il complesso della verginità, i tabù, la repressione, l’autoerotismo, la devianza, la fedeltà) sembra essere l’unico problema intorno cui ruota l’interesse dell’autore e l’idea generalmente condivisa di morale cristiana. Da “cattolico agnostico” come amava definirsi, lo sguardo dissacratorio di Lodge si appunta soprattutto sul conformismo religioso e su tante assurde prescrizioni dottrinali, con uno spirito di pungente contestazione riguardo ai dogmi più discussi. La sua ironia si rivolge contro indulgenze e confessioni, infallibilità papale e miracoli, condanne all’inferno e assunzioni al cielo, utilizzando un elegante understatement in puro humour britannico.

Del gruppo di ragazzi vengono raccontati i primi impacciati e deludenti rapporti sessuali (in genere dopo prolungati, castissimi ma smaniosi anni di fidanzamento), quindi i vari matrimoni con relativi litigi, infedeltà e nascite non programmate, poi le separazioni e gli strascichi legali dei divorzi. Per arrivare infine, dopo vite contrassegnate da rinunce al piacere e assurde colpevolizzazioni, oppure da rivendicazioni trasgressive e compromissioni con il vizio, a descrivere la loro rancorosa infelicità di intransigenti ortodossi, o di transfughi verso altre religioni, in una confusione ideologica oscillante tra conservatorismo ed eclettismo new age, negli anni disorientati, vivaci e ribelli del post ’68.

 

© Riproduzione riservata       

https://www.sololibri.net/Quante-volte-figliolo-David-Lodge.html         30 aprile 2018