DORIS LESSING, PASSEROTTI – ZOOM FELTRINELLI, 2011
Se avete un quarto d’ora di tempo e un euro da spendere, non lasciatevi scappare questo piccolo gioiello di lettura: lieve e volteggiante come il suo titolo, Passerotti, tratto dai Racconti londinesi del premio Nobel Doris Lessing (1919-2013). La trama del racconto è in pratica inesistente: si tratta di un lungo sguardo posato su un esterno (un caffè all’aperto nel giardino di Hampstead Heath, situato a nord del centro storico di Londra), animato da varie presenze umane e animali. Tra queste. fondamentale risulta essere quella di un nutrito gruppo di passeri svolazzanti.
Due anziane signore accompagnate da un labrador siedono a un tavolino, ancora bagnato dalla pioggia recente, e sorbiscono il loro caffè guardandosi attorno. Irrompono accanto alcuni adolescenti, dai vestiti e dai capelli colorati, vocianti e festosi. Si affaccia di tanto in tanto dall’interno un cameriere biondo, alto e neghittoso, che osserva i clienti con scarsa voglia di lavorare. Arriva una giovane coppia giapponese con la suocera, portandosi dietro un vassoio ripieno di tutto, per un perfetto breakfast all’inglese. S’inserisce nel quadro complessivo una coppia di mezza età, «raggiante di salute e crema abbronzante», pronta a scattare per fare jogging nel parco. Doris Lessing si limita a descrive con tocco lieve il rapporto che questi personaggi hanno con gli uccellini, e reciprocamente il modo in cui i passeri interagiscono con gli esseri umani. «Le due signore buttavano pezzetti di pane ai passerotti che si radunavano intorno ai loro piedi, affollavano le spalliere delle sedie e si avventuravano persino sul tavolo». Gli sposi giapponesi guardano indifferenti i volatili, mentre la suocera ne è visibilmente infastidita se non addirittura disgustata. Gli adolescenti si spostano continuamente di tavolo in tavolo, lasciando tracce di biscotti e noccioline, facile e invitante preda degli uccelli. La coppia adulta e sportiva discute di etologia.
E i passeri? Ciascuno manifesta un proprio carattere: chi è timoroso e si spaventa ad ogni movimento degli avventori del caffè, chi più audace si lancia sulle briciole lasciate per terra o sulla tovaglia, chi addirittura si posa sulle spalle dei clienti. Gli uccelli più vecchi e spennacchiati zampettano lenti, i piccoli quasi implumi attendono l’imbeccata dei genitori.
«Il piccolo giardino del caffè andava riempiendosi. Il sole si era di nuovo avvicinato al bordo delle nuvole e il cielo era per metà azzurro terso». Ripeto, non succede quasi niente in questo racconto. Eppure ci appare come una lezione di serenità, un invito a guardarsi intorno senza nessuna volontà di dominio o possesso. «E infatti era uscito il sole a riempire d’estate il giardino verde, a far splendere e sorridere le facce della gente».
© Riproduzione riservata https://www.sololibri.net/Passerotti-Lessing.html 12 ottobre 2018