AAVV, IL PANE E LE ROSE –  ALEGRE, ROMA 2025

Ho pubblicato la mia prima recensione nel giugno del 1976, su una rivistina universitaria: era dedicata al libro di Ferruccio Brugnaro Vogliono cacciarci sotto, uscito l’anno prima per le edizioni veronesi di Giorgio Bertani nella collana Letteratura operaia. Brugnaro (Mestre 1936) con Luigi di Ruscio (1930-2011) è stato il più noto poeta operaio, e tra i maggiori rappresentanti della letteratura subalterna. In quel suo primo volume, che era accompagnato da una nota di Andrea Zanzotto, dichiarava nell’introduzione: “La poesia è utile se nasce come strumento di lotta, di riflessione e azione, strumento di intervento reale… essa diventa per me e per i miei compagni un momento di riflessione, di arresto per poi ripartire subito con più chiarezza, con più forza… Voglio dire ancora che lo scrivere versi per me non significa altro che fare delle azioni di lotta; azioni concrete perché la società in cui viviamo abbia a cambiare presto, perché gli uomini e il mondo vengano sottratti presto alla cecità e alla sete di sangue del capitalismo. Non potrò mai intendere una poesia che non tenga conto della realtà bruciante quotidiana dell’uomo”.

Negli anni ’80, da Zurigo (dove mi sono occupata per Agorà, un settimanale delle Colonie Libere, anche della scrittura dell’emigrazione) ho iniziato a collaborare con la rivista Abiti-Lavoro, diretta da Sandro Sardella e Giovanni Garancini, che poi ho conosciuto personalmente. Abiti-Lavoro, di cui conservo ancora religiosamente tutti i numeri, è stata una storica rivista di poesia operaia, aperta al contributo di maestranze, sindacalisti, studenti, insegnanti e intellettuali impegnati nel sociale.

Sono quindi tornata indietro di cinquant’anni con la memoria, e con molta emozione, scoprendo alcuni giorni fa che la coraggiosa casa editrice romana Alegre ha inaugurato una collana intitolata Working Class, sotto la direzione di Alberto Prunetti, dedicata alla narrativa prodotta da lavoratori inseriti nel mondo industriale, agricolo, della ristorazione. Dagli anni 60-70, in cui il mondo professionale godeva di una rappresentazione di eccellenza nelle nostre patrie lettere (la rivista Comunità di Adriano Olivetti, le ambientazioni industriali di Ottieri, Volponi, Bianciardi, Calvino, il Menabò numero 4 di Elio Vittorini, la collana di poesia edita da Savelli sotto l’egida di Majorino), l’interesse del mondo editoriale italiano per il tema del lavoro è andato via via scemando, fino quasi a scomparire, nonostante la sua rilevanza sociale e politica continui a essere basilare. Oggi la letteratura sembra più orientata verso l’intrattenimento e il disimpegno, e l’industria del libro riproduce al proprio interno gli squilibri nella distribuzione del capitale culturale, dove le persone di classe operaia – necessarie per la stampa, il magazzinaggio e la logistica del libro – sono indispensabili ma completamente invisibili, e i rari premi letterari sul tema del lavoro vengono sponsorizzati da banche e associazioni come Confindustria, limitandosi a privilegiare momenti di incontro mondano.

Proprio Prunetti introduce Il pane e le rose, volume che raccoglie alcuni racconti operai premiati nelle prime due edizioni del Festival di Letteratura Working Class tenutosi nell’aprile del 2022 e del 2023 al presidio ex Gkn di Campi Bisenzio, collegato al premio omonimo ideato da un gruppo di bibliotecari e lavoratori della cultura del comune di Montelupo Fiorentino. In un progetto di convergenza culturale, il Collettivo di fabbrica degli operai ex Gkn, (protagonisti dell’assemblea permanente più lunga del movimento operaio italiano), la casa editrice Alegre, la Società operaia di mutuo soccorso Insorgiamo e l’ARCI di Firenze, hanno creato un evento internazionale di riflessione sull’immaginario letterario della classe lavoratrice, a cui il comune di Campi Bisenzio ha prestato il patrocinio.

Questo festival, ormai alla quarta edizione, ha come obbiettivo di dare centralità e nuova visibilità alla letteratura working class, per produrre effetti pratici nelle mobilitazioni di appoggio alle lotte sindacali contro licenziamenti, delocalizzazioni e speculazioni finanziarie, soffermandosi sul tema del lavoro sfruttato e oppresso. Il Festival è forse il primo tentativo a livello europeo di costruire una forma radicale di literary public sphere, per intervenire con la letteratura nella società, costruendo e mobilitando un pubblico a partire dalla solidarietà popolare attorno a una mobilitazione sindacale: un festival della classe operaia per la classe operaia. Ha sempre ottenuto molto successo in termini di partecipazione, di vendite di libri, con presenze di relatori internazionali e centinaia di volontari, ma è stato anche ferocemente boicottato, con l’utilizzo minaccioso di droni sorvolanti la manifestazione, con la contestazione di interventi solidali come quello di Elio Germano, con un attentato alla cabina elettrica per bloccare la luce.

I racconti antologizzati nel volume Il pane e le rose hanno temi comuni, pur nella diversità delle situazioni rappresentate. Vengono ribaditi il senso di precarizzazione e sfruttamento, la disumanizzazione dei rapporti interpersonali e la difficoltà nel mantenere salde le relazioni familiari, la deresponsabilizzazione e l’egoismo dei vertici aziendali, il timore e la rabbia per il ripetersi di incidenti causati dalla mancanza di sicurezza, le ingiustizie salariali, i turni massacranti, i licenziamenti e i trasferimenti immotivati, e poi la volontà di ritrovare una solidarietà comune nell’organizzazione degli scioperi e dell’occupazione delle fabbriche. Si tratta di esperienze vissute tragicamente sulla propria pelle: una lavoratrice di un’azienda agricola australiana che si ferisce e non viene soccorsa dai responsabili, un operaio anziano che si arrampica come ogni giorno faticosamente su una ciminiera di 100 metri e sventola uno striscione di protesta, il giovane laureato che non riesce a trovare un’occupazione adeguata, lo stabilimento siderurgico di Piombino su cui si diffonde una nube tossica dopo un’esplosione, l’addetto alla cura del verde (matricola 108712) che viene discriminato dai colleghi, il lavoratore che ricostruisce un secolo di storia delle Officine Meccaniche Reggiane… La conclusione di Dario Salvetti – Rsu e portavoce del Collettivo di fabbrica ex Gkn –, rende conto dei due anni di lotta della fabbrica toscana, che non ha avuto e non deve avere solo rivendicazioni economiche, perché “lo scontro passa anche per la capacità di essere soggetto narrante e narrato, di raccontare e di raccontarsi, sapendo scendere nel dettaglio del colore di una tuta, ma tenendolo assieme ai grandi fatti storici della classe operaia e dei movimenti sociali”.

Il titolo della seconda edizione del Festival Working Class citava Mark Fisher: “Non siamo qui per intrattenervi”, sottolineando la volontà di creare un pubblico di lettori capace di trasformare il mondo dei libri fuori dai libri, e aprendo spazi di riflessione per cambiare i rapporti di forza nella società.

 

© Riproduzione riservata        «Gli Stati Generali», 8 aprile 2025