MARIELLA BETTARINI, HAIKU ALFABETICI – IL RAMO E LA FOGLIA, ROMA 2021

Mariella Bettarini (Firenze, 1942) poeta, saggista, scrittrice e traduttrice italiana, ha svolto nell’ultimo mezzo secolo un’importante funzione aggregatrice di giovani talenti letterari, fondando riviste di poesia autogestite (Salvo imprevisti, L’area di Broca) e la casa editrice Gazebo.

Definita da Giuliano Manacorda “una delle voci più coraggiose e più originali nel campo delle iniziative culturali e della produzione poetica”, si è sempre prodigata intellettualmente in un incisivo lavoro di sensibilizzazione politica e femminista. Scrittrice feconda, ha da poco pubblicato la raccolta di poesie Haiku Alfabetici, in cui si rincorrono versi in forma di haiku, elencati alfabeticamente dalla A alla Z e raggruppati a tema, con argomenti che spaziano dalla natura alla scienza, dai sentimenti alla socialità: attenta sempre a un’esigenza comunicativa aperta e solidale con l’habitat umano e ambientale che ci circonda.

In questa sua originale rassegna, che partendo da Animali arriva a Zenith, con tappe significative che esplorano soprattutto atteggiamenti interiori dell’anima (Bene, Cuore, Dono, Ricordi, Gioia, Luce, Umanità, Vita), ha segnato un percorso emotivo di illuminazione personale, generosamente trasmesso ai lettori utilizzando la sinteticità dei tre versi canonici della millenaria composizione orientale. “Che cos’è gioia? / Misterioso pensiero / gioia – sì gioia // Gioire come? / Condividere gioia / è maggior gioia // Eppure gioia / è solitaria speme / solinga gioia // Viva la gioia / gioia non solitaria / sì – condivisa // Dunque che cosa? / Gioia contraddittoria / sempre gioiosa”).

Secondo la postfatrice del libro Annamaria Vanalesti, Bettarini “ha costruito una trama sottile, che fa da mappa del vivere, rilanciando a chi legge la sfida di riorganizzare il proprio itinerario esistenziale, ripercorrendolo con maggiore attenzione verso tutto ciò che si dà per scontato e che invece ha perso significato”. Nel riconoscere la gratuità della limpida purezza che ci viene offerta, la poeta esprime la propria gratitudine in un entusiastico omaggio alla luce: “Illuminante / luce che illumini / tu luminosa // Viva lucente / tu che il buio allontani / fammi tu luce // Ti dico grazie / per quello che ci doni: / luce – sì – luce // Se tu non fossi / come faremmo – oscuri / cuori oscurati? // E invece vivi / vivacemente vivi / di vita fonte”. Un’altra manifestazione di lieta adesione alla bellezza materiale del creato, nella convinzione quasi francescana della radice comune di tutto l’esistente (uomini e donne di ogni razza, animali e piante, ma anche aria, fuoco, terra e acqua) si trova nella fresca cinquina di versi dedicata alle foglie: “Stupende foglie / creature viventi / cuor di fogliame // Che dire – dirvi / o foglie maternali? / Son figlia vostra // Quando stormite / con voi l’anima canta / la mente vola // Quando cadete / ci pieghiamo con voi / voi aspettiamo // E sempre sempre / ci è sicura compagna / la beltà vostra”.

Persino la fine (sorella morte, diceva il Santo) è avvertita come traguardo luminoso da raggiungere, nella certezza di un approdo sicuro e confortante cui arrivare dopo un’esistenza spesa nel dono e nel per-dono, nella fratellanza, nella fiducia verso l’altro da sé: “Eccomi giunta – / eccomi – sì – allo zenith – / eccomi giunta // Cos’è lo zenith? / è – sì – l’intersezione / tra l’orizzonte… // … e tutto il cielo – / il cielo che sta sopra – / sopra la testa // E perché zenith? / zenith che non è nadir – / e perché zenith? // Zenith – sì – zenith? / perché è amico del Sole – del Sole amico”. La pace come obiettivo finale da porsi, quindi, come sigillo a una promessa fatta a se stessi e alla comunità amicale in cui si è inseriti, alla koinè espansa che tutto e tutti raccoglie, simbolizzata dalle lettere dell’alfabeto, dalla A iniziale alla Z conclusiva.

© Riproduzione riservata        SoloLibri.net  12 aprile 2021