MARIELLA BETTARINI, POESIA E IMPEGNO
Mariella Bettarini (Firenze, 1942) è una poetessa, saggista, scrittrice e traduttrice italiana. Nel 1973 ha fondato il quadrimestrale di poesia autogestito e autofinanziato Salvo imprevisti, (sottotitolato Quadrimestrale di poesia e altro materiale di lotta), che ha spesso pubblicato numeri monografici dedicati a temi che collegano cultura, poesia e problemi sociali. Nel 1993 Salvo imprevisti ha continuato le pubblicazioni col nuovo nome L’area di Broca, semestrale di letteratura e conoscenza. Ha curato, sulla rivista Poesia (Crocetti) una rassegna dal titolo Donne e poesia, antologia di poesie di circa cento autrici italiane dal ’63 al ’99. Ha collaborato con svariate riviste, quotidiani e periodici. Dal 1984 ha curato, con Gabriella Maleti le Edizioni Gazebo.
Tra le sue pubblicazioni di poesia: Vegetali figure, Guida 1983; Delle nuvole (con fotografie di G. Maleti), Gazebo 1991; Zia Vera – infanzia, Gazebo 1996; A parole – In immagini (antologia poetica 1963 – 2007), Gazebo 2008.
In narrativa: Storie d’Ortensia, Edizioni delle Donne 1978; La testa invasa, Gazebo, 2003.
In saggistica: Perché Pasolini, Guaraldi 1978; Poesia femminista italiana, Savelli 1978; Felice di essere (scritti sulla condizione della donna e la sessualità), Gammalibri 1978; Chi è il poeta? (in collaborazione con Silvia Batisti), Gammalibri 1980.
- Sei stata definita da Giuliano Manacorda “una delle voci più coraggiose e originali nel campo delle iniziative culturali e della produzione poetica”. In cosa questa tua coraggiosa originalità ti distingue e ti ha distinto negli anni dalle attività letterarie più tradizionali e forse maggiormente riconosciute dal punto di vista del successo e della visibilità pubblica?
Non ho mai cercato volutamente attenzione da niente e da nessuno. Piuttosto ho sempre cercato di scrivere quello che pensavo, sentivo, provavo, soffrivo, vivevo, e così via. Moltissimo hanno contribuito le infinite letture (di poesia, narrativa, saggistica) che fin da giovanissima ho sentito la necessità di effettuare, condividendo nel profondo autori e autrici via via letti, approfonditi, amati.
Quanto al “successo e alla visibilità pubblica” non li ho mai direttamente cercati, per lo stesso motivo. Nei primi anni di scrittura e pubblicazioni varie ho vinto, sì, alcuni premi, ma ho poi subito cessato queste inutili (anzi perniciose) “gare”, preferendo la lettura e la scrittura del tutto libere da queste competizioni.
- Il tuo ambiente familiare e di formazione culturale in che modo ha incoraggiato il tuo approccio alla poesia e quali autori classici e contemporanei hanno più influenzato la tua scrittura?
Il mio ambiente familiare era composto da due musicisti: mia madre e mio padre. Poi ci fu mio fratello Paolo. C’erano poi le carissime parenti pratesi: nonna e zie. A dire il vero la mia scrittura nacque nei primissimi anni dell’adolescenza per “sostituire” in qualche modo il non felice rapporto con il mio babbo Luciano (che voleva essere l’unico artista in famiglia…). Le letture furono infinite, come ho scritto sopra. Il primo poeta che amai fu Leopardi. Amai molto anche la filosofia greca. Vennero poi gli stupendi poeti francesi e americani. Anche le donne-poeta mi colpirono subito. Penso alla Dickinson, alla Plath, ad Amelia Rosselli (che conobbi anche di persona). E non posso certo trascurare le infinite letture di Pasolini, Zanzotto, Luzi, Betocchi, Gadda e così via…
- Hai svolto un’attività “maieutica” nei confronti di molti giovani autori, e la tua casa do Firenze è stata un punto di ritrovo e di discussione importante per i letterati toscani. Questa tua disposizione didattica ha una radice caratteriale, o in qualche modo deriva anche dalla tua professione di insegnante?
Questa mia attività è – si può dire da quasi sempre – stata “parallela” all’attività creativa, dal momento che – dopo le mie prime pubblicazioni – mi arrivavano in lettura libri ed inediti soprattutto di poesia da parte di giovani poeti uomini e donne (e non solo giovani). Nei primissimi anni Settanta, con Silvia Batisti ed altri amici poeti – iniziai qui a Firenze l’attività della rivista Salvo imprevisti, che ebbe centinaia di collaboratori. Nei primi anni Novanta la rivista cambiò titolo e divenne L’area di Broca. Intanto avevo conosciuto Gabriella Maleti, che da Milano venne a vivere a Firenze e con la quale ebbe inizio l’intenso lavoro di Gazebo, casa editrice che tuttora pubblica vari titoli, soprattutto di poesia.
- Salvo imprevisti, L’area di Broca, Gazebo: iniziative culturali rilevanti messe in piedi da una donna. Qual è il tuo rapporto col femminismo e credi che oggi ci sia ancora spazio per attività così generosamente disposte alla collaborazione tra scrittori e all’incoraggiamento dei nuovi talenti?
Come ho già scritto sopra, credo profondamente nella collaborazione tra scrittori, anche di generazioni molto diverse, e soprattutto credo sia fondamentale occuparsi e rendere “attiva” e visibile la creatività, la scrittura delle donne. Oggi è più che mai indispensabile che le donne partecipino attivamente alle più importanti iniziative e riforme della società, compresa – quindi – la società artistica e letteraria.
- Che giudizio dai alla produzione letteraria attuale in Italia?
Non è certo facile giudicare la creatività odierna. Su tutto mi sembra prevalga l’attività tecnologica, l’uso di cellulari, computer, Facebook e così via. Sono anni assai diversi da quelli precedenti, e così anche l’attività letteraria ha cambiato direzione, aspetto, e credo proprio interessi assai meno…
- A quale dei tuoi libri ti senti più legata e su cosa stai lavorando oggi?
I miei libri sono tutti molto “affini” l’uno con l’altro, mi pare… Così mi sento legata a tutti quanti, che a loro volta sono assai “imparentati” con le varie fasi della mia vita.
Per quanto riguarda il mio lavoro attuale, scrivo assai meno di prima (parlo della scrittura poetica). Ma forse è naturale, dal momento che ho cominciato prestissimo e adesso sono assai vicina all’età di ottanta anni…
© Riproduzione riservata SoloLibri.net 12 aprile 2021