CARLO BORDINI, I COSTRUTTORI DI VULCANI – SOSSELLA, BOLOGNA 2010
Ha scritto bene Roversi, questo libro è un fiume, e chi vi entra dentro deve nuotare secondo la sua corrente, lasciarsi portare, non opporre resistenza all’acqua che vi scorre: alle parole, ai significati molteplici, alla rabbie e agli insegnamenti morali. Che sono numerosi, importanti, seri. Un invito costante a non adeguarsi al mondo, al mondo che vince, che sopraffa; e invece la richiesta di resistere consapevolmente, orgogliosi della propria diversità, del proprio essere altro dal sentire banale dei più.
Sono per questo preferibili i poemetti lunghi,civili, come “Il poema a Trotsky”, “Polvere”, “Città”, “Pericolo”. Ci sono dentro, a queste prove, richiami etici; a volte sdegno, più spesso amarezza. Ma soprattutto qualcosa che assomiglia alla dolcezza. Uno sguardo indulgente, comprensivo, verso tutto ciò che è semplicemente umano. Di un poeta che sa e capisce, sa e perdona, e ama -poeticamente- anche l’aria.
Altre composizioni, più brevi, molto ironiche e provocatorie, sembrano voler essere uno sberleffo, o uno schiaffo a certa comunità o élite letteraria, una divertita irrisione alla pigrizia mentale di chi legge: è anche questo, suggerisce Carlo Bordini, il compito del poeta e dell’intellettuale che voglia vivere nell’oggi.
IBS, 9 novembre 2010