CARLO BORDINI, EPIDEMIA – KIPPLE OFFICINA LIBRARIA – TORRIGLIA (GE) 2015 (e-book)
Carlo Bordini è poeta anti-istituzionale, poeta-contro e poeta-pro. Contro le élite intellettuali e letterarie (ha sempre pubblicato presso case editrici minori, con tirature limitate) e a favore di ogni marginalità, esistenziale e politica. È stato definito dai critici “poeta narrativo dal passo stilistico crudo e micidiale”, “poeta dell’eccesso e della resistenza… poco rassicurante e forse diseducativo”. Senz’altro è uno scrittore che non si è mai adeguato al pensiero accomodante, maggioritario, conformista di chi cerca il successo. Un ribelle? Un provocatore? Forse, ma portatore di un’etica indulgente e comprensiva, che usa le armi dell’ironia e dello sberleffo per opporsi alle convenzioni mentali, alle modalità di un sentimentalismo banale e consolatorio.
In anni recenti sono uscite presso l’editore bolognese Luca Sossella due antologie che raccolgono versi e prose di Bordini, I costruttori di vulcani e Difesa berlinese. Ma chi nulla conoscesse di questo autore, può iniziare a leggerlo in un e-book a prezzo quasi zero del 2015, Epidemia, che contiene toni e temi propri di tutta la sua produzione: l’indignazione morale e la pietà per chi subisce la violenza della storia, un’orgogliosa estraneità ai compromessi e lo sdegno verso ogni sopraffazione sugli indifesi e gli ultimi.
Il testo contiene due differenti brani poetici, composti nello stile narrativo che ha spesso identificato con originalità la produzione del poeta romano: non i versi cui siamo abituati, che ubbidiscono a precise regole metriche e a figure retoriche o invenzioni fonetiche (rime, allitterazioni, anafore…). Piuttosto una prosa cadenzata da una riflessione interiore, produttrice di una modulazione ritmica. L’epidemia di cui si parla nella sezione di apertura ha evidenze sia materiali e fisiche, sia metaforicamente ideali. Prendendo spunto dal contagio della mucca pazza che interessò gli allevamenti bovini italiani nel 2001, Bordini compie un’operazione linguistica straniante e provocatoria, sostituendo al termine “capo” (usato asetticamente negli articoli giornalistici dell’epoca per definire la bestia malata), la parola “schiavo”, quasi a indicare che animali e esseri umani costretti in cattività e subordinati alle esigenze del mercato, rispondono allo stesso tragico destino di assurda e ingiustificata violenza. Nessuno è innocente, sembra suggerire l’autore: chi si nutre di carne, chi la commercia, chi macella, chi svende corpi umani.
Il secondo capitoletto si intitola La genesi di un pensiero, e segue le tracce delle considerazioni del poeta riguardo alla profezia del Massachussets Institute of Tecnology, tenuta segreta, secondo cui entro cinquant’anni il mondo sarà condannato a un’eclissi definitiva, poiché “ogni civiltà quando raggiunge la capacità tecnica di autodistruggersi, lo fa”. La rabbia, la pena, la frustrazione che il poeta prova all’idea della catastrofe irragionevole e spietata che attende l’umanità, si mescola all’amarezza di altri ragionamenti più immediatamente politici: una finanza capitalistica impazzita, il surriscaldamento climatico, l’utopia pacificamente rivoluzionaria dei giovani manifestanti a Genova contro il G8 repressa nel sangue nel 2001. Tutto appare ingiusto, crudele e incomprensibile, al punto che al poeta sembra preferibile sparire, avendo portato a termine la sua parabola esistenziale: “se fossi morto non avrei perso nulla”.
Alex Tonelli, nella sua empatica prefazione, intuisce nelle parole di Carlo Bordini il senso di un’impotenza disperante, che si interroga sull’assurdità di esserci, qui e ora, per non esserci improvvisamente più subito dopo, in un’epidemia fisica e mentale che conduce “all’inutilità manifesta del nulla”. Nei due giorni successivi alla conclusione della silloge, l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre sembrò voler porre un sigillo angoscioso e tombale alle parole del poeta.
© Riproduzione riservata https://www.sololibri.net/Epidemia-Bordini.html 25 giugno 2019