MARTIN BUBER, IL CAMMINO DELL’UOMO – EINAUDI, TORINO 2023
Einaudi ripropone un testo canonico di Martin Buber, Il cammino dell’uomo, definito da Herman Hesse “un dono prezioso e inesauribile”. Nato come conferenza tenuta in Olanda nel 1947, e uscito per la prima volta come libro l’anno successivo, questo testo propone al lettore un itinerario in sei capitoli volto alla conoscenza del sé, per progredire verso la maturità spirituale e comportamentale. Secondo Enzo Bianchi, che ne ha scritto la prefazione, “Buber ci vuole parlare dell’uomo nel suo rapporto con sé stesso, con gli altri esseri umani, con il mondo e con Dio, e lo fa con una preoccupazione pedagogica”.
Martin Buber (Vienna 1878 – Gerusalemme 1965), è stato uno dei maggiori studiosi del Ḥasidismo, corrente mistica dell’ebraismo nata in Polonia nel 1700, tesa a rinnovare il giudaismo attraverso un processo di riscoperta nella vita quotidiana di un sentimento interiore di pietà, finalizzato al raggiungimento di uno stato di eterna gioia e unione con Dio. Nella sua vasta produzione filosofico-teologica, oltre alla raccolta di una serie di leggende e racconti ḥasidici e al fondamentale saggio Io e Tu del 1923, Buber si impegnò in una laboriosa traduzione della Bibbia dall’ebraico al tedesco.
Per lui, la vita va modulata come relazione, intersoggettività, dialogo, comunicando con la creazione e il Creatore, in una concezione unitaria dell’essere.
Ne Il cammino dell’uomo sono numerosi i riferimenti alla tradizione ḥasidica e alle varie interpretazioni sapienziali delle Sante Scritture di Israele, intervallati da esempi, parabole e brevi resoconti di leggende talmudiche. I sei capitoli in cui si suddivide il volumetto portano titoli esemplificativi: Prendere coscienza di sé, Il cammino particolare, Risolutezza, Cominciare da sé stessi, Non dedicarsi a sé stessi, Là dove ci si trova, e indicano come progredire gradualmente alla realizzazione del proprio essere più profondo e autentico. Un viaggio verso la trasformazione da intraprendere senza rimpianti o ripensamenti, per ritrovare la pace interiore. “Solo quando un essere umano ha trovato la pace in sé stesso, può andare a cercarla nel mondo intero”. Si tratta di un lungo cammino, che può durare l’intera vita, e si compie inizialmente da soli per individuare debolezze, paure, fallimenti, ma esplorandosi con sincerità, rimettendosi continuamente in discussione. “Primo: ognuno deve custodire e santificare la propria anima secondo l’indole e il luogo a lui propri, senza invidiare l’indole e il luogo di altri; secondo, ognuno deve rispettare il mistero dell’anima dei suoi simili, senza penetrarlo con impudente curiosità e servirsene; terzo, ognuno, nella vita con sé e nella vita col mondo, deve guardarsi dal mirare a sé stesso”.
Assumersi come punto di partenza, non come meta finale; conoscersi, ma senza preoccuparsi troppo di sé; cercare la via migliore, ma non senza gli altri. E non è necessario spingersi in terre lontane per realizzarsi come esseri umani, né si devono affrontare esperienze straordinarie per imparare a conoscersi: “L’ambiente che percepisco come naturale, il contesto che mi è stato assegnato come destino, ciò che mi accade giorno dopo giorno, ciò che mi si richiede giorno dopo giorno: eccolo qui il mio compito essenziale, eccola qui la completezza esistenziale così come mi si apre di fronte”.
Un libriccino di sapienza millenaria, un insegnamento che travalica la sua stessa origine ebraica, ricco di massime illuminanti, venate talvolta di amara ironia, ma sempre con un fiducioso abbandono al progetto divino.
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9 marzo 2023