ANTONELLA BUKOVAZ, AL LIMITE – LE LETTERE, FIRENZE 2011

Antonella Bukovaz è poetessa originaria di un piccolo paese sul confine italo-sloveno, e insegna appunto sloveno in una scuola in provincia di Udine. Si occupa dell’interazione tra parola, suono e immagine, ed è attivamente partecipe delle più nuove tecniche di video-audioinstallazione. Anche questo suo libro di versi pubblicato da Le Lettere è accompagnato da un dvd, ad indicare il suo specifico interesse verso la multimedialità. Ma è proprio la sua condizione di bilinguismo quella che più emerge dalla sua scrittura poetica come riflessione sulla produzione letteraria, “al limite” tra espressioni diverse. Un suo poemetto molto interessante, recentemente riproposto nell’antologia Einaudiana  Nuovi Poeti Italiani 6, si apre con una lunga citazione di Pasolini sulla reciproca compenetrazione tra italiano e friulano, ufficialità e marginalità, nostalgia e regressione da una parte e rappresentazione “civile” dall’altra. Ed ecco dunque la sofferta condizione poetica della Bukovaz: «Parlo dal bordo e solo mi capisce / chi arretra per dare spazio / alla respirazione della distanza / tra una lingua e l’altra», «parlo da questa compresenza / in cui sempre cerco la parola persa», «i suoni slavi compongono il mondo / che appena mi consola», «È il linguaggio l’unico altrove che mi resta». Con la consapevole e orgogliosa affermazione della sua unicità di interprete di due diverse anime ed espressioni: «Lingua sconfinata / io ti sono sentiero!». In altre poesie, l’ intenso rapporto vissuto con un paesaggio-persona («Ho deciso di stare dove posso comprenderti tutto… andiamo uno nell’impronta dell’altro…  e pago questo amore sconfinato / con la fragilità di ogni mio respiro») evidenzia comunque questo bisogno assoluto di radicamento (il deittico “qui” viene ripreso in continuazione, a ribadire l’esigenza di un posizionamento nella fedeltà a un luogo: «mi sono fermata qui… posso stare qui… Qui le cose tendono a ciò che è bene»), la necessità di preservare la realtà conquistata, allontanando il timore di una sua scomparsa o dissolvimento: «Distesa lungo l’ultimo sentiero / sono la tua forma senza inganno / traccia di scomparsa / che appare se mi volto dentro / in assenza di percezione».

 

«Leggendaria» n. 97/98, gennaio 2013