MASSIMO CACCIARI, GENERARE DIO – IL MULINO, BOLOGNA 2017
I dieci brevi capitoli in cui si suddivide il saggio di Massimo Cacciari Generare Dio, che inaugura la collana “Icone” delle edizioni Il Mulino, indagano il mito della «fanciulla dolcissima e dolente» che da più di duemila anni esercita un fascino impareggiabile e indiscutibile non solo nella devozione popolare, ma anche e preminentemente nell’arte, nella letteratura e nella filosofia.
Maria – colma di grazia, umile e alta, omnium patrona, regina coeli, sedes sapientiae, stella maris, refugium peccatorum, rosa mistica… – viene rivisitata dal filosofo attraverso le parole dei poeti (Dante, Jacopone, Hölderlin, Rilke, Rebora, Auden), di mistici, teologi e padri della Chiesa (Origene, Efrem il Siro, Meister Eckhart, Böhme, Silesius, von Balthasar, Florenskij), e soprattutto in un percorso commosso, addirittura ispirato, che illustra alcune fondamentali opere d’arte, là dove “l’icona eccede la parola”. La vita di colei che appena adolescente accettò di Generare Dio, in uno svuotamento kenotico di sé che si riempie dell’Altro, è scandita nei tre momenti basici dell’attesa, della cura, del patire. Ecco quindi una Maria silenziosa e turbata, che nei Vangeli di Matteo e Luca riceve l’annuncio inaudito di “Gabriele, l’arcangelo in tutto il suo splendore”, raffigurata in maniera indelebile nell’Annunciazione di Simone Martini, mentre dubbiosa se “scegliere di concepire colui che l’ha scelta” sembra ritrarsi impaurita davanti al messo celeste che la guarda quasi innamorato, estasiato. La fanciulla ascolta, e medita, maturando Dio dentro di sé. Diversamente, ma con uguale potenza espressiva, la ritraggono Piero della Francesca e Beato Angelico nel momento irripetibile in cui, accettando, accoglie il fuoco e la spada che sarà Gesù, e per sempre diviene Madre.
«Lascia che l’ombra si spanda su di lei e in lei, come un fiato silenzioso e leggero… Essa entra in Maria come il silenzio nel discorso, come la pausa nel canto». E l’ombra si fa carne, diventa l’infante, il puer innocente e pauper che “è” Dio: sua madre lo tiene in braccio, tenerissima e presaga del dolore futuro, lo protegge misericordiosa, nell’immagine struggente di Andrea Mantegna che giustamente Cacciari ha scelto per la copertina (sfocata quella frontale, definita e coinvolgente quella sul retro, forse con un’allusione alla Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo). Madonne col Bambino in tutta l’arte medievale e rinascimentale dell’Occidente, e nelle icone bizantine, a suggellare nell’immaginario collettivo l’idea di una maternità protettiva, misericordiosa, clemente: anche se il figlio si fa altro, non viene più compreso, “è fuori”, come Gesù quando si allontana e non può essere trattenuto nemmeno da sua madre. Il volume riproduce due ritratti di Mantegna e due di Giovanni Bellini, esploranti in maniera differente il mistero della cura oblativa di chi ha generato. Infine, nei dipinti di Giovanni Bellini, Rogier van der Weyden e Masaccio, Maria sotto la croce si fa “prossima” al figlio, sorreggendolo nella sofferenza, pregando per lui e con lui, com-patendo, finché “trafitta” dalla sua morte lo depone sulle proprie ginocchia. «Esemplare immagine di pazienza… Costruzione assoluta, necessaria, di una monumentalità che contraddice ogni enfasi».
Lontano da qualsiasi devozionismo e sentimentalismo, Massimo Cacciari restituisce al lettore un’immagine della Madonna intesa anche come “figura sacerdotale-sapienziale”, in un’esegesi filosofica che potrà forse infastidire alcune interpretazioni clericali ortodosse, altre materialiste, altre ancora visceralmente femministe. Gli ultimi tre capitoli del suo saggio commentano i Vangeli apocrifi, la gnosi e l’iconografia orientale, privilegianti una donna «pneûma, sostanza spirituale… eleva[ta] spiritualmente oltre ogni differenza, lacerazione o molteplicità», in una rinuncia al corpo e alla sessualità che oltrepassa la divisione maschio-femmina, e ambisce tornare all’Uno originario, fuori dal tempo: «Essere perfettamente vergini come vergine, integro è l’Uno». La natività, la passione, la resurrezione diventano qui «un momento del grande mito cosmogonico volto alla reintegrazione dell’unità del pleroma». Quanto la gnosi smaterializza, tanto l’Occidente esprime «la realtà dell’incarnazione del Logos, nella molteplicità dei suoi momenti, dei suoi volti, delle sue sofferenze». Ma entrambe le rappresentazioni della figura mariana convergono nell’affermazione della sua “sovra-naturalità”, radice di tutta la creazione perché in essa si incarna il Logos.
La ricchezza con cui la pittura universale raffigura la Madonna, manifesta quanto complessa sia la simbologia alla quale fa riferimento: figlia, madre, sposa e sorella, mediatrice tra l’umano e il divino, tra relativo e Assoluto, Maria accogliendo nel suo grembo Gesù-Dio ha coniugato in sé e per noi eterno e presente, inizio-fine-e ancora inizio.
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www.sololibri.net/Generare-Dio-Massimo-Cacciari.html novembre 2017