MARIA CHIARA CARROZZA, I ROBOT E NOI – IL MULINO, BOLOGNA 2017
Un affascinante viaggio scientifico e culturale, quello proposto da Maria Chiara Carrozza (deputata del Partito democratico, membro della Commissione Esteri, professore di Bioingegneria Industriale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) nel suo libro I robot e noi, pubblicato delle edizioni Il Mulino. Il volume raccoglie alcune lezioni tenute nel 2016 presso la Scuola di Politiche a Roma, trascritte in seguito con chiaro intento divulgativo, in uno stile lineare e conciso, per un pubblico di lettori non specialistici. Dopo una prima sezione introduttiva, in cui l’autrice riassume brevemente le sue esperienze di studio e professionali (vissute tra prestigiosi centri di ricerca internazionali e il nostro Parlamento), il primo capitolo offre un rapido excursus storico sulle tre rivoluzioni industriali che hanno segnato il progresso dell’umanità, per introdurci poi alla quarta, fondamentale e rivoluzionaria, che stiamo vivendo nel presente e che modificherà radicalmente il nostro futuro. La robotica ha già iniziato a trasformare negli ultimi anni la produzione manifatturiera mondiale e a modificare i comportamenti collettivi e individuali dell’intera popolazione planetaria, trovando impiego non solo nell’industria (dove accelera i tempi di produzione, abbatte i costi del personale, facilita le operazioni più difficoltose e sostituisce gli operai nei lavori ripetitivi o usuranti), ma anche in altri settori quali la medicina, l’esplorazione astronomica e sottomarina, gli scenari di guerra o la vita domestica. Ovunque, insomma, dove ci siano ambienti difficili da raggiungere, condizioni ostili e pericolose per la vita dell’uomo, situazioni fisiche problematiche da soccorrere.
Le tecnologie robotiche stanno indirizzandosi soprattutto, e con finalità eminentemente umanitarie, dalle fabbriche al terziario e ai servizi sociali. Maria Chiara Carrozza segue in modo particolare la socializzazione della robotica nelle sue applicazioni neuro-bioniche. Strumenti microscopici sono in grado di esplorare l’interno del corpo umano riducendo al minimo l’invasività e il dolore nelle operazioni chirurgiche; vista-udito-movimento menomati da gravi incidenti, malattie o mutilazioni possono recuperare le loro funzionalità attraverso micro-dispositivi impiantati nel sistema nervoso o protesi robotiche inserite negli organi danneggiati, grazie a interfacce neurali e a esoscheletri che rivestono un arto o addirittura tutto il corpo. Nella vita quotidiana delle famiglie esistono già robot domestici che facilitano i lavori casalinghi, (il Roomba o il Bimbo, ad esempio); prima di quanto immaginiamo ci troveremo ad avere badanti umanoidi come il Jibo che ci porteranno la colazione a letto, ci faranno compagnia o seguiranno i bambini nei compiti. Le nostre automobili si guideranno da sole, e potremo costruirci un Avatar che ci sostituisca negli impegni sociali più gravosi e indisponenti. Se la robotica ha quindi come fine ultimo quello di superare i limiti della condizione umana, sussiste tuttavia il rischio che finisca per automatizzare ogni aspetto della vita collettiva, riducendo i posti-lavoro, sorvegliandoci in ogni movimento, rimpiazzandoci anche nella creatività.
Mentre leggevo l’ultimo capitolo di questo stimolante saggio, alla radio trasmettevano la V Sinfonia di Shostakovich, così geniale nel suo spaziare dai crescendo esplosivi ai toni più commossi e intimistici. Mi è sorto l’allarmante dubbio su quale sarà il destino futuro dell’opera d’arte, come già si chiedeva Benjamin negli anni ’30: un robot saprà scrivere qualcosa di simile alle elegie rilkiane, comporre preludi eleganti come quelli di Chopin, dipingere gli stessi profili delicati di Beato Angelico? Se sì, come temo, di cosa potremo mai occuparci noi comuni e limitatissimi mortali?
© Riproduzione riservata
www.sololibri.net/I-robot-e-noi-Carrozza.html 18 settembre 2017