CARLO CASTELLANETA, PROGETTI D’ALLEGRIA – MONDADORI, MILANO 1978
Perché un romanzo arriva a essere venduto, perché è in testa alle Hit Parade delle librerie, cos’è che fa scattare il meccanismo del successo: quale ricetta occorre per vendere? L’autore in questione è Carlo Castellaneta, direttore di Storia Illustrata e romanziere amoroso. Il suo ultimo romanzo è Progetti d’allegria, ovvero Quando una donna cerca se stessa. La storia è questa: una trentacinquenne dell’alta borghesia milanese (ma la condizione attuale è riscattata e giustificata da un’origine umilissima e dal passato umiliante di puttanella) si separa dal marito, naturalmente bonario e maturo, ma terribilmente noioso, e mette su un negozio di antiquariato all’angolo tra Corso Venezia e Via Spiga. Ha a che fare con vari uomini, di cui uno, il Gianmario succitato, si uccide coi sonniferi; un altro – Silvio Maderna (e i nomi li riporto perché costituiscono uno spaccato di società) – la truffa in affari; un altro ancora è un grosso finanziere col pelo sullo stomaco che fa di lei un manager dell’industria. Poi c’è l’uomo ideale, che si chiama “David”, fotografo impegnato: un puro, un ingenuo che fa l’amore con delicatezza, e convive con una ragazza madre che fortunatamente muore di cancro e così la protagonista può unirsi felicemente a lui. Almeno tutti ci si aspetterebbe questa conclusione, invece no, perché lei sceglie la solitudine e fa l’eroina. Poi c’è anche il fratello della giovane donna, che deve essere un brigatista rosso, o qualcosa del genere, uno della sinistra rivoluzionaria di quelli che non si sa cosa vogliono, che si mette nei guai con la polizia per un sequestro mal riuscito. E con quest’altro ingrediente anche il rimando all’attualità e all’impegno sociale è salvo. La morale del libro non è poi tanto chiara: un messaggio di ottimismo, se si dà ascolto al risvolto di copertina, che predica che siamo noi a costruirci il nostro destino. La morale potrebbe essere che quando una donna cerca se stessa fallisce, perché la protagonista fallisce, non c’è dubbio. O la morale è semplicemente amorale: il libro è un prodotto confezionato per rispondere a certe “basse” esigenze del mercato, un libro fiutato nell’aria, scritto male, con personaggi senza spessore e senza motivo, un libro che costa seimila lire.
«Quotidiano dei Lavoratori», 27 maggio 1978