UNA DONNA SFIORITA
Leggeri, come dopo morte, porta
il fazzoletto, il guanto.
Un profumo dal suo comodino
ha scacciato l’odore a lei caro
al quale prima si riconosceva.
Ora da tanto tempo più non chiede chi
lei sia (una parente lontana),
e sopra pensiero si aggira
e si dedica ansiosa a una stanza
che riordina e tratta con riguardo
perché forse ancor oggi
la stessa ragazza la abita.
***
IL RISVEGLIO DEL VENTO
Nel colmo della notte, a volte accade
che si risvegli, come un bambino, il vento.
Solo, pian piano, viene per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia guardingo sino alla fontana,
poi si sofferma, tacito in ascolto.
Pallide stanno tutte le case intorno;
tutte le querce mute.
***
L’ADULTA
Tutto ciò su lei stava ed era il mondo,
stava su lei con tutto, pietà e ansia, come alberi
che crescono diritti; tutto immagine,
eppure senza immagini, come arca dell’alleanza,
e solenne, come rivolto a un popolo.
E lei lo sosteneva tutto intero,
ciò che vola, che fugge, che è lontano,
l’immenso, il non appreso ancora, calma
come la portatrice d’acqua regge
la brocca colma. Finché a mezzo il gioco,
trasformando e altro preparando,
insensibile il primo velo bianco
sul volto aperto adagio scivolò,
diafano quasi e per non più levarsi,
e chi sa come a ogni domanda una
sola, vaga risposta replicando:
in te, che un tempo fosti bambina, in te.
Rainer Maria Rilke (1875-1927)