BARTOLO CATTAFI, POESIE SCELTE – MONDADORI, MILANO 1978
Gli Oscar Mondadori stanno assolvendo (come la collana economica di poesia della Garzanti) la pregevole funzione di fornire ai lettori ricche antologie di poeti contemporanei a un prezzo accessibilissimo, in un periodo in cui leggere poesia costa parecchio. Ultimo testo uscito nella collana è quello dedicato a Bartolo Cattafi e alla sua produzione poetica tra il ’46 e il ’73. Cattafi è nato nel 1922 in Sicilia, e della sua regione si è portato dietro la mediterraneità (il colore-il calore, la corposità come amore dei corpi, la polemica ideologica contro la terraferma e i suoi padroni): poi ha viaggiato molto, cosicché la sua poesia si è arricchita di stimoli e accenti diversi, si è asciugata, essenzializzata da quel meridionalismo che poteva risultare eccessivo. Quella di Cattafi è una produzione che non conosce i toni sfumati, i paesaggi delicati: dietro si intuisce lo stesso ambiente che ha fatto da sfondo a Guttuso. Anche letterariamente la presa della parola è sempre precisa, rapida, stringente; le poesie sono man mano che si procede sempre più brevi, con chiuse epigrafiche, quasi proverbiali. Un appunto si può muovere all’antologia, ed è quello di essere troppo ricca di testi, quindi “troppo” rappresentativa, di aver incluso nella scelta anche poesie mediocri, con il risultato di appesantire la lettura. La presentazione, un po’ generica a mio parere, è di Giovanni Raboni; ed è seguita, come in tutti gli altri Oscar, da alcune notazioni critiche di vari autori e da una puntuale scheda bibliografica. Trascrivo una poesia di Cattafi, tra le più sottili.
Messina:
«Ricca grassa seduta / nel posto giusto / quasi un’elvetica mediterranea / teneva banco e cassa. / La povera Messina. / Fu quel suo male un tempo sconosciuto / annidato alla base alle radici / la terra e il mare sommossi / oscillanti incredibili nemici. / E la guerra. / E chi successe alla guerra / e chi succede a chi successe / e non fa succedere…».
«Quotidiano dei Lavoratori», 27 maggio 1978