ANTON CECHOV, UNA SCOMMESSA – ENSEMBLE, MILANO 2017
Uno tra i più famosi racconti di Anton Cechov (che come sempre in questo grandissimo autore mette in luce l’abisso morale che separa saggezza e follia, verità e menzogna, onestà e frode) è stato recentemente riproposto dalle edizioni romane Ensemble. La scommessa è quella pattuita tra un borioso banchiere milionario e un giovane legale, nel corso di una festa in cui tra gli invitati si sviluppa un acceso confronto tra chi è favorevole o contrario alla pena di morte. Il banchiere si pronuncia per la pena capitale, ritenendola meno crudele dell’ergastolo; l’avvocato venticinquenne afferma invece che una detenzione a vita sia comunque preferibile alla morte. Tra i due nasce una sfida che li induce a scommettere temerariamente e in maniera divergente sul loro futuro. Il banchiere promette al giovane due milioni se volontariamente si lascerà rinchiudere per quindici anni in un padiglione sorvegliato nel suo giardino, senza poter mai uscire o ricevere visite, con la sola compagnia di uno strumento musicale e di tutti i libri che vorrà richiedere. L’avvocato accetta la prigionia, più per puntiglio che con la speranza di conquistare una somma mirabolante.
Negli anni legge centinaia di volumi, impara perfettamente sei lingue, approfondisce materie prima trascurate, studiando soprattutto il vangelo e testi di teologia, e comunicando con l’esterno solo attraverso una scarna corrispondenza, ridottasi a nulla col passare del tempo. Il banchiere si tiene informato sulla salute della sua vittima, sicuro che prima o poi debba cedere, implorando la libertà: ma lui stesso arriva a rischiare la propria vita a causa di investimenti sbagliati che lo riducono quasi in miseria. Allo scadere del quindicesimo anno, il milionario caduto in rovina, temendo di dover consegnare al giovane legale gli ultimi due milioni rimastigli, decide di sopprimerlo. Si reca quindi nottetempo nel padiglione e penetra nella cella. Lo trova seduto immobile alla scrivania, pallido, scheletrico, sporco, zitto, davanti a un foglio scritto con grafia minuta. Legge alcune righe che gli paiono farneticanti: «Io disprezzo i vostri libri, disprezzo tutti i beati mondi e la saggezza. Tutto è inconsistente, effimero, diafano e illusorio come un miraggio. Siate pure orgogliosi, saggi e stupendi, ma la morte vi spazzerà dalla faccia della terra allo stesso modo dei topi del sottosuolo, e la vostra progenie, la storia e l’immortalità dei vostri geni geleranno o bruceranno assieme al globo terrestre. Voi avete perso la ragione e non seguite la giusta via. Scambiate la menzogna per la verità e la deformità per la bellezza… Vi stupireste se in seguito a qualche particolare circostanza, sui meli e sugli aranci all’improvviso crescessero rane e lucertole invece che frutti, oppure se le rose emanassero odore di cavalli sudati; così io mi stupisco di voi che avete barattato il cielo con la terra. Io non voglio capirvi. Per dimostrare con i fatti il disprezzo che ho per voi, per quello di cui vivete, rinuncio ai due milioni che un tempo sognavo come si sogna il paradiso e che ora disprezzo. Per privarmi del diritto a essi, uscirò di qui cinque ore prima del termine concordato e in tal modo violerò l’accordo».
Il banchiere, colpito dalle parole lette, in cui intuisce tuttavia una sorta di folle nobiltà, rinuncia all’assassinio progettato e torna nella sua villa, portando con sé la lettera del recluso. Il mattino dopo, cinque ore prima del termine fissato nella scommessa, il giovane esce dalla sua cella, rinunciando al premio concordato, e fa perdere le sue tracce.
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https://www.sololibri.net/Una-scommessa-AntoCechov.html 20 febbraio 2018