DAVID MARIA TUROLDO, IL MO AMICO DON MILANI – SERVITIUM, MILANO 2012
PROFEZIA DELLA POVERTA’ – SERVITIUM, MILANO 2012
Le edizioni Servitium ripubblicano dopo quindici anni due libri di Padre David M. Turoldo, nel ventennale della sua morte. Il primo raccoglie tre saggi-testimonianza che il frate friulano ha dedicato negli anni all’amico don Lorenzo Milani, conosciuto personalmente nel 1954, frequentato poi fino alla morte di lui, avvenuta per leucemia nel 1967: «eravamo amici fino a urlare insieme là dove non eravamo d’accordo». I due religiosi, nonostante le evidenti differenze di carattere, di percorso esistenziale e di scelte pastorali, avevano secondo il prefatore di questo volume, Abramo Levi, «un comune progetto: rompere la quiete sonnolenta del cattolicesimo italiano», pur nella loro «dissomiglianza verticale». Padre Turoldo tratteggia la figura di Don Milani con un affetto e una stima assoluti: «ho avvertito l’identità di interno e di esterno, del dentro e del fuori di quest’uomo che ti puntava gli occhi in faccia come due perforatrici», «un uomo con cui non si può scherzare; un uomo di denuncia e di rottura radicale… di lotta implacabile… tanto tenero quanto feroce, tanto obbediente quanto libero… di una segreta e profondissima gioia, perfino di affabilità e di grazia, … pur sempre disteso sulla graticola delle sue scelte… una gettata di lava incandescente… un cratere in eruzione».
Contestando il ritratto edulcorato che certa stampa ed alcune gerarchie cattoliche hanno tentato di avallare di lui, Turoldo ricostruisce il tempo e il luogo della formazione di Don Milani, la sua origine alto borghese ed ebrea, la sua conversione che ne fece un neofita appassionato e intransigente, la sua passione per i poveri e per la scuola, la diffidenza profonda verso gli intellettuali «responsabili di una cultura astratta» che si dimenticava degli ultimi, la sua polemica verso una chiesa troppo accondiscendente con il potere, e spesso lontana dal Vangelo. «Solo quando la chiesa avrà il coraggio di riconoscere la santità di don Milani, avremo una chiesa veramente nuova»: così si augurava Padre Turoldo, e questo era l’augurio che rivolgeva anche all’istituzione ecclesiastica.
Il secondo volume edito da Servitium, si apre con una prefazione appassionata e profetica di Raniero La Valle a undici saggi che David Maria Turoldo compose nel corso della sua vita sulla povertà, intesa come mistero antropologico («non è la disgrazia di qualcuno, ma è la grazia di tutti», che «invece di abbattimento, può essere beatitudine, invece che spossessamento può essere acquisto, invece che espressione della ‘nera esistenza del male’, può essere il segno del ‘bianco mistero della grazia e dell’amore divino’»). Libro che si conclude con una appendice poetica del frate friulano, con versi intensi dedicati al bisogno e alla sua indicazione di verità: «allora siederemo a tavola insieme / e divideremo quel nulla / che ci sarà d’avanzo», «Poveri e liberi, / eredi del regno, / eletti della nuova alleanza / il mondo sarà salvato dai poveri».
Forte della sua esperienza diretta di miseria e di fame patita nell’infanzia («Ed eravamo così felici, così sereni, così forti!… Io credo che sia più divina la povertà che la ricchezza… Il ricco è sempre più triste, le cose non gli bastano mai… Infatti non c’è un ricco che canti»), Padre Turoldo non si limita affatto a offrire un’immagine scontata e retorica della povertà, ma afferma con risolutezza polemica il dovere di opporsi a qualsiasi sfruttamento e ingiustizia sociale, proprio basandosi sulle parole di Cristo («è sempre nato in periferia e viene sempre ucciso in prefettura»), che pone la povertà dello spirito come prima tra le beatitudini. Cosa si deve intendere, quindi, per povertà? Prima di tutto libertà dalle cose; sconfitta delle cupidigie; superamento del diritto di proprietà, giustizia che sia veramente distributiva e comunitaria. Per povertà non si intende certo miseria, e meno ancora miserabilità: si intende che l’uomo sia preso nel suo assoluto valore e non per quello che possiede. Però la risposta allo scandalo del bisogno «non può essere soltanto spirituale, ma dev’essere anche politica», anzi: scientifica. Là dove ha fallito anche il comunismo perché si è dimenticato dell’anima, deve ora intervenire con più coraggio il messaggio cristiano, «sul binario della pietà e della giustizia».
«Mosaico di pace», novembre 2012