PAOLO DE BENEDETTI, LA MEMORIA DI DIO – LA COMPAGNIA DELLA STAMPA, BRESCIA 2012
Paolo De Benedetti, teologo e biblista, è uno dei massimi esperti contemporanei di ebraismo. Protagonista del dialogo interreligioso, “uomo di frontiera, di grande apertura intellettuale e di profonda spiritualità”, ha sempre caratterizzato la propria identità confessionale nei termini di “una presenza simultanea di categorie mentali e fedeltà ebraiche e alcune convinzioni cristiane, in combinazione instabile ma irrinunciabile”. In questo libriccino porge un discreto e devoto omaggio alla memoria di Dio, “ove il genitivo è oggettivo e insieme soggettivo: è la memoria di Dio nei confronti dell’uomo e dell’uomo nei confronti di Dio”. Il suo Signore viene umanizzato al punto da essere pensato con “tre organi fondamentali: l’orecchio per ascoltare, la bocca per istruirci e il naso per sentire i profumi che si levano dai sacrifici”. Memoria di Dio, quindi , ma anche memoria della storia ebraica, che a differenza di quella cristiana (il concetto greco-latino di historia viene da indagare) significa trasmissione attraverso le generazioni, recupero e riproduzione dei ricordi. Di qui l’importanza, per la cultura ebraica, delle ricostruzioni genealogiche, della preservazione dei nomi: “Noi dobbiamo sperare che Dio si ricordi dei nostri nomi, cioè accolga positivamente quello che siamo stati, che accolga il racconto”. La memoria di Dio, se a volte si assopisce, deve essere risvegliata, in un dialogo continuo tra creatura e Creatore. E l’uomo deve ricordarsi di Dio, aiutandosi anche con l’osservazione attenta dei precetti, che sono un promemoria indispensabile per la fede, “per far diventare presente ciò che è già successo”. “Ricordarsi di Dio nel quotidiano, nelle cose modeste e umili ha un’importanza unica poiché, in un certo senso, significa aiutare Dio a stare accanto a noi”.
IBS, 5 luglio 2012