ERRI DE LUCA, I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI – FELTRINELLI, MILANO 2011
La storia del bambino che Erri De Luca è stato, cinquant’anni fa, «un bambino viziato dall’isolamento», in un’estate lontana che improvvisamente lo ha messo a confronto con tutto ciò che è “altro da sé”. Di conseguenza un libro tutto costruito sulle dicotomie e i contrasti: infanzia e età adulta, innocenza e consapevolezza , violenza e mitezza, sensibilità e ottusità, cultura e ignoranza, città e mare, Italia e America, maschio e femmina.
Ovviamente l’autore sta sempre dalla parte di chi deve crescere e scegliere, e sceglie coraggiosamente la cosa giusta: quindi la madre che resta nella sua terra d’origine rispetto al padre che tenta un’emigrazione sospetta di fuga, i pescatori rudi ma buoni di fronte ai borghesi urbani, il mare e il sole limpidi in contrasto con le oscurità imputridite di una città corrotta, studenti-operai-muratori in rivolta contro borghesia e forze dell’ordine alleati nella repressione. Ma soprattutto il ragazzino Erri, taciturno e serissimo, impegnato nella lettura e nelle parole crociate, che si sa opporre a tre bulletti sopraffatori lasciandosi malmenare brutalmente, ma rinunciando a denunciarli. E che si confronta con un’adolescente settentrionale in vacanza sulla stessa spiaggia, come lui impegnata e riflessiva, già consapevole di cosa è etico e cosa no, attenta all’uso delle parole (e i dialoghi tra i due bambini hanno qualcosa di surreale e intellettualmente ricostruito: «L’amore … non è una serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola»). Un “amore pulcino” tra i due, che li fa crescere e li separa. Con squarci di descrizione lirica decisamente potenti, ma anche, come sempre nei libri di quest’autore, con un autocompiacimento eccessivo sia della propria scrittura sia della propria esistenza, vissuta esclusivamente nei luoghi giusti, con le scelte giuste, con i sentimenti giusti. “Exegi monumentum aere perennius”.
IBS, 16 ottobre 2011