EDOARDO ESPOSITO, LETTURA DELLA POESIA DI VITTORIO SERENI – MIMESIS, MILANO 2015

Una lunga fedeltà, quella che Edoardo Esposito (professore di Letterature comparate all’Università degli Studi di Milano) ha mantenuto nei riguardi della poesia di Vittorio Sereni (1913-1983). Argomento della sua tesi di laurea – poi ripreso in articoli, saggi, corsi accademici, convegni -, lo studio attento ed empatico della produzione sereniana ha infatti accompagnato tutta l’attività critica di Esposito, e oggi trova un necessario e puntuale compimento in : Lettura della poesia di Vittorio Sereni (Mimesis, 2015). «Sereni non è un poeta facile; anche se molti suoi versi si offrono limpidi alla lettura, qualcosa resta, nel fondo, di non detto, qualcosa di cui i versi hanno alzato il velame ma che non vuole scoprirsi per intero, qualcosa che costituisce il rovello segreto dell’occasione e dell’uomo».

All’ “uomo Sereni” Esposito dedica espressioni di ammirato e solidale affetto, ribadendone continuamente discrezione, gentilezza e coerenza, velate tuttavia da alcuni tratti di insicurezza e mite rassegnazione, che gli impedivano di schierarsi in maniera programmaticamente impegnata sia in sede ideologica sia nelle scelte stilistiche. Una rinuncia a prendere posizione derivata forse da un immutabile tratto caratteriale, ma anche da dolorose vicende biografiche e dalla difficile interpretabilità del periodo storico vissuto. Tale fluttuante disposizione psicologica si rifletteva nelle sue poesie, nelle esitazioni formali caratterizzate spesso da iterazioni, inversioni, sentenziosità, allusioni, reticenze e nell’impronta sempre composta, trattenuta, le cui parole d’ordine paiono essere misura, decoro, pudore, autocontrollo.

Esposito ripercorre tutta la vicenda umana e letteraria del poeta lombardo, dalla nascita e infanzia a Luino (il cui paesaggio lacustre tanto segnò l’ambientazione dei suoi versi), alla giovinezza trascorsa a Brescia, fino al trasferimento a Milano, dove si svolse quasi tutta la sua esistenza familiare e professionale. Fondamentale cesura, e ferita mai rimarginata nella sua vita, fu l’esperienza della guerra e della lunga prigionia in Africa, che pur privandolo non solo della spensieratezza degli anni giovanili, ma anche della possibilità di aderire attivamente alla Resistenza, offrirono materia di ispirazione a tutta la sua produzione poetica, dal Diario di Algeria del 1947 a Stella variabile del 1981. Ma la guerra e la storia non sembrano mai essere le vere protagoniste della scrittura di Sereni, in cui «l’avvenimento esterno è ricondotto all’interiorità dell’uomo, e la realtà stessa viene subordinata alle verità inquiete e perplesse della propria coscienza»: «Questa è la musica ora; / delle tende che sbattono sui pali. / Non è musica d’ angeli, è la mia / sola musica e mi basta».

Il volume di Edoardo Esposito non si limita a interpretare analiticamente il percorso letterario di Sereni (scandito sia dai libri di versi, sia dalle prose che li hanno accompagnati), ma scruta i differenti motivi della sua «mancanza di accordo con il mondo che lo attornia e con cui si confronta», una disarmonia indagata dai molti, validissimi critici che si sono occupati di lui: tra gli altri, Fortini, Mengaldo, Scarpati, Caretti, Seroni, Luzi, Forti, Cecchi, Anceschi, Antonielli, Ferretti, Siciliano, Macrì, Portinari, i cui pareri vengono riportati con puntuale accuratezza.
Il giudizio complessivo che Esposito dà di Sereni-poeta lo descrive come «fondamentalmente un lirico, la cui capacità, a qualunque materia si applichi, non è già logica, ma evocativa e trasfigurativa». Quello espresso su Sereni-uomo arriva a identificarsi con un rispettoso e intenerito omaggio: «Un elemento che va sottolineato per comprendere fino in fondo il pensiero di Sereni…è quello della “dolcezza”, che senza enumerare i torti, senza rinfacciare il passato richiama tuttavia a dei valori antichi… Dolcezza è capacità di affrontare la vita con il rispetto che le è dovuto, con l’umiltà di chi accetta di conoscerla solo in parte e non vuole sostituirle comodi schemi; è risoluzione ma non durezza, è fermezza ma non violenza, è la capacità di operare con “abnegazione e innocenza”, capacità che risulta da una più profonda comprensione e accettazione della vita, che sottolinea la necessità di lottare per le proprie convinzioni senza diventare chiusi e cinici».

 

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26 aprile 2016