JEAN GIRAUDOUX, LA LETTERA ANONIMA– VIA DEL VENTO EDIZIONI, PISTOIA 2021
Via del vento è una piccola e raffinata casa editrice di Pistoia, fondata nel 1991 dal pittore Fabrizio Zollo, che da allora è riuscito non solo a pubblicare importanti testi di narrativa e poesia di autori internazionali, costruendo un catalogo ricco e originale, aperto alla collaborazione di autorevoli studiosi e traduttori, ma anche a stimolare la vita culturale cittadina con molteplici iniziative: mostre, concorsi, dibattiti. I libri che vengono offerti ai lettori hanno la particolarità di essere costituiti di poche pagine, in genere non più di cinquanta: sono libriccini curati, eleganti, che propongono nomi rilevanti del nostro 900, soprattutto toscani (Bigongiari, Parronchi, Viani, Luzi, Manzini, Malaparte…), ma anche scrittori notissimi a livello mondiale e tuttavia lontani dalle mode imperanti e imposte dai media nazionali (Bousquet, Cendrars, Ramuz, MoNtero, Bonnard, Akutagawa…). I volumetti sono corredati da una breve postfazione critica e da una nota biografica sull’autore, e il loro prezzo non supera mai i quattro euro. Per inaugurare il trentesimo anno di vita delle sue edizioni, Fabrizio Zollo ha scelto cinque racconti brevi di Jean Giraudoux, pubblicati per la prima volta in Italia con il titolo La lettera anonima, traduzione e postfazione di Stefano Serri.
Jean Giraudoux (1882-1944), uno dei più rilevanti intellettuali francesi tra le due guerre, autore di romanzi, prose varie, testi teatrali e sceneggiature cinematografiche, è stato anche un importante diplomatico, rappresentante della borghesia laica e illuminata, impegnato nella difesa dei diritti umani. Con una scrittura elegante e ironica affrontò temi sociali e politici, non tralasciando di rielaborare i miti classici, trasposti in ambientazioni contemporanee e caricati di inquietudini psicologiche moderne, indagando con particolare finezza i caratteri femminili.
Le cinque novelle qui presentate (La panchina, Guiguitte e Poulet, La lettera anonima, Al miglior offerente e L’equivoco) hanno come protagonisti uomini e donne che affrontano l’esistenza lottando contro un destino avverso (povertà, sfortuna, solitudine, pregiudizi) e contro la propria inettitudine, che li induce a perseverare sempre negli stessi errori. Quindi ci imbattiamo in mendicanti che si contendono furiosamente il posto su una panchina, in un aspirante suicida contrastato nella sua scelta di morte, in due fidanzati reciprocamente ignari della loro attività furfantesca, in un bigamo che si smaschera da solo per distrazione e in un uomo irresoluto perseguitato da lettere anonime, menzognere ma forse profetiche.
Giraudoux, con leggerezza e ironia, riesce a delimitare i confini dell’infelicità dei suoi personaggi in un ambito di rassegnata e paziente consapevolezza di ciò che è comune a tutti gli esseri umani. Convinto che la sofferenza sia inevitabile, prevedibile, scontata, suggerisce di accettarla, con umiltà e sottomissione. Non c’è violenza nei protagonisti delle sue storie, né ribellione contro le ingiustizie sociali: semmai un’arrendevole constatazione che la vita segue proprie regole, spesso casuali o inspiegabili.
Stefano Serri, nel suo conciso ma acuto commento, definisce giustamente l’autore “uno scienziato del sorriso”, per la sua stringente capacità di analisi, addolcita da una saggia e garbata clemenza.
Emozioni e passioni controllate con eleganza, contraddizioni comportamentali giustificate con generosità, soprusi pubblici e legali scherniti con saggio umorismo “testimoniano la volontà, quasi l’ostinazione, di ribaltare il lato tragico della vita mostrando una sconfinata pietà per l’uomo, per le sue debolezze e le sue sciocche illusioni”. Il distacco, la fine di un rapporto o di un’esperienza esistenziale, la stessa morte, sono considerate elemento ineluttabile e prestabilito del destino umano: ad essi ci si deve adattare, senza sconforto o inutile ferocia. Jean Giraudoux lo asserisce in una prosa scorrevole e raffinata, sorridendo.
© Riproduzione riservata «Gli Stati Generali», 15 ottobre 2021