Quindi nel testo sono frequenti, e un po’ fastidiosi, gli inserimenti ammiccanti alla sua vicenda esistenziale, che evidenziano talvolta supponenza, falsa umiltà e sottili rancori: «Credo di sì, ma non perché… lo dico io; Chi mi conosce, sa bene che non sto mentendo; Ora sia chiaro, non intendo dirimere la questione; Vi ho annoiato, vero? Me ne rendo conto».
Stefano Guarinelli sceglie come sfondo al suo libro il minuscolo paesino di Ponna, sulle montagne del comasco: dei suoi non troppo illuminati abitanti (la Novi, il Guido, il Claudio, la Rosa, solertissimi nello spiare, nell’inventare, nell’infiorare, nel condannare, nel distruggere la reputazione degli altri) fa le cavie inconsapevoli ma assolutamente inscusabili della sua indagine psicologica.Chi è il pettegolo, perché chiacchiera e calunnia, in che modo il pettegolezzo si autopropaga, con quale fine, qual è la sua necessità sociale: considerazioni stimolanti sul controllo, l’autodifesa e la terapia conservativa del gruppo, sull’esclusione del “diverso”, sul bisogno di compensazione (affettivo, sessuale, culturale, professionale) del pettegolo frustrato.
L’autore giustamente non dimentica tra i diffusori di malignità e panzane preti, suore, parrocchie (a cui si potrebbero aggiungere senz’altro anche qualche cardinale o monaco mediatico).
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www.sololibri.net/La-gente-mormora-Guarinelli.html 31 maggio 2016