MARGHERITA GUIDACCI, PROSE E INTERVISTE – C.R.T., PISTOIA 1999

Il volume, curato e presentato da Ilaria Rabatti, si compone di due sezioni. Nella prima parte sono raccolte prose varie, interventi critici e articoli della poetessa fiorentina pubblicati tra il 1948 e il 1989. Si tratta di descrizioni paesaggistiche, di riflessioni ambientalistiche e architettoniche sul contrasto tra città e campagna, di considerazioni sulla letteratura nel suo rapporto con la società e la religione, di memorie familiari e di ritratti di personalità della cultura: Clemente Rebora, Giovanni Papini, Nicola Lisi – cugino materno della Guidacci – Giuseppe De Robertis ed Eugenio Montale. Di quest’ultimo venivano date definizioni tranchant: “specchio senza consolazione”, “poeta di un mondo che finisce”, soprattutto elogiando “l’evidenza fisica” della scrittura negli “Ossi di seppia”: “Mi restavano negli occhi i suoi paesaggi abbaglianti, quei vasti cieli veleggiati da nuvole o remigati da uccelli, e la terra immobile ma percorsa da fremiti, e il cammino scavato dal vento sul mare o tra le piante, verso un’abrupta fine”. Nella seconda parte del libro, la curatrice raccoglie interviste e autopresentazioni di Margherita Guidacci, poetessa sobria ed elegante, ingiustamente dimenticata, che di sé scriveva “io sono sempre affamata e assetata di silenzio”, e nelle risposte si rivelava lapidaria e sincera al limite della brutalità, al punto di rifiutarsi di soddisfare alle domande quando non erano poste con la dovuta trasparenza. La sua esigenza di eticità nella scrittura era ribadita con fermezza, sia nei giudizi severi dati sulle mode letterarie e sul pressapochismo dei critici, sia nel dovere che ogni poeta dovrebbe sentire nei confronti del lettore, instaurando un dialogo (e non un monologo autoreferenziale), basato su tre punti essenziali: avere qualcosa di interessante da dire, dirlo in modo chiaro, confrontarsi con la reazione di chi legge.

 

AMAZON,  21 maggio 2017