JACK LONDON, LA PESTE SCARLATTA– THEORIA, 2022

Un anno prima di morire, Jack London (1876-1916) pubblicò il romanzo breve La peste scarlatta, che oggi definiremmo distopico e apocalittico, decisamente inquietante perché proiettato in un ambiente reso invivibile da un morbo sconosciuto, che in pochi decenni aveva decimato la popolazione, creando sconquassi economici, disordini sociali, e soprattutto alterando l’equilibrio dell’habitat naturale.

La narrazione si apre su un paesaggio desolato della California, lungo i binari di una ferrovia abbandonata, presso cui camminano stancamente un vecchio e un ragazzo. Sono nonno e nipote, sporchi e macilenti, rivestiti di pelli di capra, diretti verso la spiaggia di Cliff-House, ritrovo di altri sbandati sopravvissuti alla terribile epidemia che aveva sconvolto il mondo intero, restituendolo a una drammatica esistenza primitiva.

Il giovane Edwin è armato di un rudimentale arco e di un coltello, per difendersi dagli attacchi degli animali selvatici, l’anziano si muove a fatica, spinto a resistere da un atavico istinto di sopravvivenza, e ossessionato dall’idea di procurarsi del cibo. Giunti in riva al mare, i due ritrovano lo sparuto gruppo di amici, che con i loro cani cercano di difendersi da un branco di lupi affamati improvvisamente sbucati dalla foresta.

Incalzato dai giovani, il vecchio racconta del terribile flagello che sessant’anni prima, nel 2013, aveva colpito la popolazione di San Francisco: la peste scarlatta, chiamata così perché chi veniva contagiato si copriva di macchie rosse in meno di un’ora. La vita degli americani a quell’epoca scorreva florida e tranquilla, la gente lavorava e si divertiva, l’economia prosperava, i mezzi di comunicazione funzionavano perfettamente in cielo e in terra. L’anziano uomo racconta di essere stato allora un insegnante universitario, circondato dalla stima di colleghi e studenti: durante la narrazione, si rende conto che il suo uditorio non comprende il significato di termini molto semplici, poiché nei decenni

trascorsi in uno stato di semi-ferinità, anche la cultura si era depauperata, in un dilagante analfabetismo essendo chiuse le scuole e le biblioteche, e non più stampati i giornali. Il racconto particolareggiato del diffondersi del morbo assume un ritmo incalzante, nella descrizione dei sintomi con cui esso si manifestava e poi progrediva velocemente, portando la vittima infettata alla paralisi e alla morte in pochissimo tempo. La città di San Francisco contava allora quattro milioni di abitanti, e ora si era ridotta a ospitare qualche decina di persone, Il contagio si era propagato in pochi mesi a tutta l’America, verosimilmente interessando poi anche gli altri continenti. Il vecchio era probabilmente rimasto in vita in virtù di una particolare dote genetica che l’aveva reso immune, e nelle peregrinazioni che l’avevano condotto a cercare altri sopravvissuti aveva incontrato piccole comunità sparse nella regione circostante, che sospettose verso gli estranei e chiuse in se stesse, stavano tentando di ricostituirsi e ripopolarsi.

Il breve romanzo di Jack London non appartiene senz’altro alla sua produzione letteraria migliore, ma è interessante non solo perché premonitore della potenzialità distruttiva che assume un’epidemia a livello mondiale, ma anche perché suggerisce come nella fragilità messa in luce dalla malattia, gli uomini possano ritrovare uno spirito solidale, capace di farli risollevare, vincendo egoismi e divisioni.

La recente edizione di Warwave riporta un’appendice curiosa e coinvolgente, in cui sono elencate tutte le pandemie che hanno colpito le varie civiltà, a partire dalla febbre tifoide del 430 a.C. per finire con il Covid. La più letale è stata la peste bubbonica del 1300: “Si parla di venti milioni di persone in soli sei anni, praticamente un terzo della popolazione totale del vecchio continente all’epoca. Per tornare nuovamente ad una densità di popolazione simile a quella precedente occorsero ben due secoli”. Al secondo posto per mortalità troviamo l’Aids, non ancora debellato, passando per il tifo, il colera, e vari tipi di influenza.

 

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