BERNARD MALAMUD, PER ME NON ESISTE ALTRO – MINIMUM FAX, ROMA 2015

Minimum Fax ha pubblicato nel 2015 Per me non esiste altro, un omaggio alla letteratura di Bernard Malamud (Brooklyn 1914-New York 1986). Scrittore americano di origine ebraiche, Malamud ottenne importanti riconoscimenti sia per i suoi sette romanzi (il più famoso fu Il commesso, del 1957), sia per i numerosi racconti che gli valsero il National Book Award. Nei suoi lavori utilizzava uno stile asciutto e realistico, descrivendo con intensa partecipazione emotiva e lieve ironia il mondo piccolo borghese di individui e famiglie incapaci di adattarsi alle esigenze della società moderna. In genere perdenti, afflitti da perenne malinconia, perdutamente e infelicemente innamorati, i suoi personaggi riflettono il rigore etico e la rassegnata pazienza dei tanti invisibili Giobbe che si celano nelle pieghe di un mondo sopraffattore e spietato.

Malamud è stato uno scrittore in conflitto con la sua epoca, di cui criticava ingiustizie e disumanità, senza però arrivare mai alla polemica o alla rivendicazione rivoluzionaria. La sua contestazione della contemporaneità si è espressa quasi esclusivamente attraverso la letteratura, e questo volume ne è una efficace testimonianza. Si tratta di una raccolta di riflessioni e suggerimenti per la scrittura, una serie di lezioni sui meccanismi narrativi da seguire per produrre un testo non solo convincente per i lettori, ma anche in grado di proporre un insegnamento morale. Queste indicazioni suggeriscono inoltre una guida di lettura, un libretto d’istruzione per interpretare forme e contenuti dell’opera di Malamud stesso, maestro ed esempio di scrittura raffinata, fondata su un’esigenza etica di interpretazione dell’agire umano.

Il primo suggerimento offerto a chi volesse misurarsi con la pagina bianca, riguarda l’oggetto della scrittura: cosa scrivere, quali argomenti prendere in considerazione, con quali tipologie caratteriali confrontarsi. Senza eccedere nello scandaglio interiore della psicanalisi (secondo l’autore colpevole di non esprimere giudizi di valore sui comportamenti individuali), l’aspirante scrittore deve possedere una conoscenza profonda dell’animo umano, dei suoi sentimenti ed emozioni, delle motivazioni che lo spingono all’azione. Una responsabile esplorazione dell’io rimane alla base di questa ricerca: senza scadere in un eccessivo autobiografismo, si possono opportunamente combinare spunti del proprio vissuto con altre fonti di ispirazione provenienti dall’esterno. Quali temi prediligere, dunque? Non si deve temere di ripercorrere argomenti logori e abusati della letteratura mondiale, inseguendo falsi ideali di novità e originalità assolute. Si possono scegliere temi intimistici, ispirati dalla cronaca, dalla storia mondiale o del tutto fantastici, riorganizzandoli secondo la propria inclinazione ed esperienza personale. Nella costruzione di una storia è importante privilegiare l’idea del conflitto, con sé stessi o con la società, di lotta contro un destino avverso, o con l’inquietudine dell’inconscio. Ciò dà spessore a ogni carattere e a ogni vicenda, anche puramente sentimentale.

Leggere moltissimo, trarre insegnamenti dai capolavori della letteratura mondiale è ovviamente indispensabile, evitando però il confronto con i giganti, e il desiderio di emularli: i libri altrui vanno osservati a distanza, attraversati senza fagocitarli. Una volta scelto il tema da raccontare, è opportuno redigere una scaletta, modificabile man mano si procede nel lavoro, perché aiuta a organizzare meglio lo sviluppo della trama, e offre un’idea complessiva dell’opera, dall’ossatura iniziale al perfezionamento dei dettagli.

È utile poi creare combinazioni diverse per testarne la forza drammatica, cercando di ampliare il proprio punto di vista, senza imporre una visione univoca della realtà. Chi scrive non deve aver paura di inventare, di usare l’immaginazione, di fantasticare sul mistero e sull’irreale, di sfruttare l’ironia e la comicità, alleggerendo un contesto troppo serio o appesantito. Nella costruzione dei personaggi, si deve lasciarli liberi di cambiare prospettive, scelte e carattere nel corso della narrazione, scavando nella loro interiorità fatta di dubbi, rimorsi, complessi, sentimenti positivi o negativi, di sogni e incubi.

Lo stile è fondamentale nella produzione di un autore: deve essere sobrio e controllato, e va continuamente corretto, nel corso di molteplici stesure: “riscrivere, riscrivere, riscrivere”, con il coraggio di cestinare i tentativi falliti, ricominciando da capo finche non si trova il giusto ritmo narrativo.

Come uomo e come scrittore, Malamud poneva tra i suoi irrinunciabili valori onestà, disciplina, integrità, orientandosi verso la dimensione etica della vita e della letteratura. Diffidente verso chi nell’arte esalta l’espansione della coscienza attraverso pratiche psichedeliche, l’uso di droghe, o altre esperienze violentemente distruttive, credeva essenzialmente nell’impegno costante e razionale del lavoro sul testo, e nella creazione di un’estetica morale, capace di dare un significato al senso dell’esistenza. Concordava quindi con l’affermazione di Camus secondo cui “compito principale dello scrittore è evitare che il mondo si autodistrugga”.

 

© Riproduzione riservata         «Gli Stati Generali», 21 luglio 2024