OMAGGIO IN VERSI A TRE SIGNORE DELLA NOSTRA CANZONE
MIA MARTINI
I
Diamantino limpido sincero
tu, almeno: terso.
Temevo non ci fossi,
scioccamente ti pensavo impossibile.
Come sei vero, invece.
Gente intorno mi chiamava illusa,
gente matta invidiosa.
Non sa che sei cielo, universo;
altra cosa da lei, altra specie.
II
In questa agonia a cui mi hai costretto,
attesa perpetua disattesa:
mio male, e malinconia.
Eppure vedi, aspetto, sono qui.
Voce sperata, il passo sulle scale,
obolo di presenza, carezza di pensiero.
Piccola come sono, pronta
a baciare persino la tua assenza,
l’eco del minuetto
che concedi alla mia croce.
III
Infine arriva, atteso,
il giorno triste dell’addio,
mio uomo minimo
che facevo grande.
Invece tanto fragile e cialtrone
mi sei crollato addosso invertebrato.
Posso, devo, voglio confessarti
(in questa nostra ultima occasione)
che è stato solo un grosso malinteso.
PATTY PRAVO
I
Dovessi perderti,
dovessi per ipotesi restare sola
(col cuore spaesato, con la stessa paura
di un bambino svegliato da un incubo):
me ne starei comunque
a custodire il mio bene,
il mio orfano amore.
Lo farei crescere con la cura
che si deve a una causa persa,
a una parola promessa.
II
Cosa potrebbe capitare,
se decidessi
di rifarmi viva…
Tutt’al più un non saluto,
tacita indifferenza, tremito
impudico delle dita:
o arriveresti allo sputo?
Abusiva presenza al tuo cospetto;
meglio evitare,
Eccellenza.
III
Potenza del ricordo.
Ruvida la tua giacca
mi pungeva la guancia
nell’abbraccio, noi due
appoggiati alla macchina ferma.
«Camminiamo un po’», dicevi.
Ma eri il tu di allora
o il lui di adesso?
Che idea folle replicare
il momento con uno che non sei.
La mia guancia
sulla sua giacca ruvida:
se suggerisce «Camminiamo, vuoi?»,
io taccio.
ORNELLA VANONI
I
Le luci, le macchine,
la sera che arriva.
Vetrine schizzate di pioggia
mi vedono riflessa, esitante
da ore.
Non verrai più, ho sbagliato
anche oggi ad aspettare.
Speranza che mi muore tra le dita,
mia vita sottomessa.
II
In giornate come questa
ti vengono in mente cose strane,
se tenti un bilancio che non quadra.
Fai il conto di perdite e ricavi
elenchi esperienze e delusioni
recuperi i tuoi santi e il loro dio.
Via con la testa, non senti mani e piedi,
lasci che vinca la malinconia
della morta
stagione invernale.
Speravi nel domani?
Sì, forse ci speravi,
facendoti del male.
III
Con lei?
Non credo riuscirai a dimenticarmi.
Da me così lontana (ha un altro passo
e un’altra voce; non ti vuole
nemmeno tanto bene).
Già ti vedo, titubante a scusarti
se ti sbagli e la chiami col mio nome,
confondi date musiche parole.
«Sono dettagli e non sostanza»
le dirai. Che scusa atroce.
Queste poesie sono un omaggio a tre Signore della nostra canzone: Mia Martini, Patty Pravo, Ornella Vanoni. I versi citati sono tratti dai seguenti testi:
Minuetto, Almeno tu nell’universo, Piccolo uomo
Se perdo te, Tutt’al più, Pazza idea
L’appuntamento, Domani è un altro giorno, Dettagli
«Il Pickwick», 4 maggio 2020
In Rime e varianti per i miei musicanti, Marco Saya Edizioni, Milano 2020