ANTONIO PRETE, TUTTO È SEMPRE ORA – EINAUDI, TORINO, 2019
Delle cinque sezioni che compongono il volume einaudiano di Antonio Prete, Tutto è sempre ora, l’ultima presenta tredici passaggi narrativi dedicati al tema dell’apparenza. In queste brevi “prose d’inverno”, come le definisce l’autore (alludendo non solo al periodo stagionale, bensì anche al silenzio, al freddo, al biancore dell’età senile), ciò che si mostra fugacemente al pensiero si oppone alla concretezza del reale rischiarandolo di una luce nuova, incorporea e trascendente. Così, a partire da un contesto fisicamente tangibile (un tavolo, una finestra, una strada), si affacciano visioni leggere e impalpabili (nuvole, visi di donna, stelle, musiche) che conducono chi scrive in uno “stato di sospensione” arioso e armonioso, in cui “tutto quel che appare è come un simulacro di qualcosa che sta altrove, sotto un’altra forma, in un’altra materia, in un altro tempo”.
Ecco, il tempo è forse il leitmotiv principale che deve accompagnare il lettore alla scoperta di questo libro composito, in cui si intrecciano versi in lingua italiana e in dialetto salentino, descrizioni paesaggistiche e meditazioni filosofiche, ricordi personali e letterari, recuperi sottintesi ed eredità palesi di poeti classici e contemporanei: tutto reso eterno e insieme fuggevole dallo scandire le ore di un’impietosa clessidra, cosmica e mentale. Il tempo, già implicito nel titolo eliotiano, riporta passato e futuro a un adesso in cui ogni elemento si fonde e trova una sua giustificazione: “L’inizio, i fuochi e le pietre stellari / dell’inizio, la fiumana di tempo / fatta conchiglia, deserto, montagna, / le voci d’animali nelle selve, / tutto è sempre ora”, “tempo qui raccolto nell’angustia / dell’accaduto // disperso / nei miraggi”, “E camminano i morti lungo le rive / deserte di tempo”, “Il tempo che è cammino e apparizione. / Pulsazione di radice, / vertigine / di millenni. / Il tempo che è solco / di conchiglia e fuga di comete”.
La rarefazione, l’immaterialità, la “perlata trasparenza” in cui cose e persone si trasformano, divenendo quasi evanescenti, è evidente nel riproporsi di alcuni termini: ombra, chimera, piuma, nuvola, sabbia, soffio, profumo. Ma a questa predilezione per l’evanescenza (richiamata dalle figure dei trapassati, dell’angelo, dell’assente, dei fantasmi) si frappone improvvisamente la durezza dell’attualità, dei rumori del mondo, con i suoi soprusi e la sua detestabile ingiustizia. Allora il poeta riscopre una propria voce civile, più vicina comunque alla pietà che all’indignazione, come nei versi dedicati ai migranti morti in mare, alla sofferenza muta degli animali, alle sommosse dei popoli oppressi.
La seduzione della vita brulicante, colorata, vivace persiste nel ricordo dei luoghi abitati o solo visitati: la Puglia amata (Antonio Prete è nato a Copertino nel 1939), la campagna toscana (ha insegnato per molti anni Letteratura comparata all’Università di Siena), o la Milano cosmopolita, la marina ligure, una romantica Venezia vespertina, e altri orizzonti europei o americani: sempre sfondo a qualche profilo umano, talvolta leggiadramente femminile. In questi ritratti geografici ritornano i prediletti elementi naturali e atmosferici (il vento, la luce lunare, il mare, le spiagge, gli ulivi), a testimoniare bellezza e innocenza. Si impone poi la possanza di una visione infantile, la torre sveva del paese natale, cui si accompagnano suoni e danze locali, sorrisi incantatori di ragazze, odori di cibo e di mosto: “E la luce, com’era bianca la luce / fin dentro il cuore della sera”.
Ogni memoria di luoghi e di incontri, di poeti a cui è dovuta gratitudine (John Donne, Eliot, Stevens, Celan, Valente, Jabès…), ogni lampo di ricordo offre rifugio e salva dal nulla cui siamo destinati: “Un esercizio amaro è dare / un nome a quello che è perduto”. Anche il solo nominare regala infatti consistenza a ciò che è esistito, donando un sovrappiù di “grazia, precisione, finezza” alla nostra lingua che si sta stemperando “nell’inerte, nel vago”, e che – come ogni cosa fragile e preziosa – dovrebbe essere preservata con cura e dedizione.
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https://www.sololibri.net/Tutto-e-sempre-ora Prete.html 3 ottobre 2019