UNA DONNA SFIORITA
Leggeri, come dopo morte, porta
il fazzoletto, il guanto.
Un profumo dal suo comodino
ha scacciato l’odore a lei caro
al quale prima si riconosceva.
Ora da tanto tempo più non chiede chi
lei sia (una parente lontana),
e sopra pensiero si aggira
e si dedica ansiosa a una stanza
che riordina e tratta con riguardo
perché forse ancor oggi
la stessa ragazza la abita.
***
L’ADULTA
Tutto ciò su lei stava ed era il mondo,
stava su lei con tutto, pietà e ansia, come alberi
che crescono diritti; tutto immagine,
eppure senza immagini, come arca dell’alleanza,
e solenne, come rivolto a un popolo.
E lei lo sosteneva tutto intero,
ciò che vola, che fugge, che è lontano,
l’immenso, il non appreso ancora, calma
come la portatrice d’acqua regge
la brocca colma. Finché a mezzo il gioco,
trasformando e altro preparando,
insensibile il primo velo bianco
sul volto aperto adagio scivolò,
diafano quasi e per non più levarsi,
e chi sa come a ogni domanda una
sola, vaga risposta replicando:
in te, che un tempo fosti bambina, in te.