GHIORGOS SEFERIS, LE POESIE – CROCETTI, MILANO 2017
L’editore Nicola Crocetti ha da poco pubblicato, curandone la traduzione, un’antologia di Ghiorgos Seferis, nato a Smirne nel 1900 e morto ad Atene nel 1972, quando vigeva la dittatura della Giunta dei colonnelli, a cui aveva saputo opporsi con dignitosa fermezza. Seferis fu autore prolifico di molte raccolte di versi, di prose diaristiche, di traduzioni e di saggistica, riuscendo a coniugare egregiamente il suo impegno intellettuale con l’attività diplomatica svolta ai massimi livelli, come console e ambasciatore in diversi paesi europei e mediorientali. I suoi volumi di versi coprono un quarantennio di produzione poetica, di cui l’attuale selezione fornisce un policromo ventaglio di stili e repertori, dal frammento al poemetto, dalla forma chiusa al tono colloquiale, proponendo in chiusura sia il discorso di accettazione del Premio Nobel del 1963, sia un’esaustiva nota biobibliografica.
Come ben sottolinea Nicola Gardini nella sua attenta prefazione, la poesia di Seferis «sembra la voce di tante voci», accoglie echi di esperienze formali e culturali diverse, dai classici greci al simbolismo europeo al modernismo di matrice eliotiana, con l’obiettivo di creare un’opera multiforme, liquida e mobile come il suo mare tanto decantato, non coriacea o monolitica, ma mobile e aperta, profonda e leggera insieme, ancorata al passato e proiettata nell’utopia di un riscatto futuro. Opera non ideologica, comunque, e nemmeno asfitticamente personalistica: la memoria drena ricordi collettivi, più che privati, e la nostalgia che pervade i suoi versi sa delinearsi come sentimento ed eredità universale.
«Non sento più alcun rumore / l’ultimo amico è sprofondato / strano come intorno tutto / ogni tanto si fa più basso / qui passano falciando / migliaia di mietitrici», «Questi volti e questi eventi ti seguivano / mentre svolgevi il filo per le reti da pesca sulla spiaggia / perfino quando navigavi col vento in poppa e guardavi la fossa delle onde; / in tutti i mari, in tutti i grembi / erano con te, erano la vita difficile e la gioia».
Il tempo, cosmico e individuale, crudelmente trasforma e cancella eventi e persone; la storia conosce progressi e involuzioni, produce massacri e promette liberazioni, imperscrutabile e inarrestabile nel suo cammino indifferente alle tragedie dei singoli: «Compagno, come siamo caduti in questo cunicolo di paura? / Non era scritto nel tuo destino, e neppure nel mio, / non abbiamo mai venduto o comprato merce simile; / chi è colui che comanda e uccide alle nostre spalle?», «perché abbiamo conosciuto così bene la nostra sorte / vagando tra pietre rotte, per tremila o seimila anni, / frugando in edifici diroccati che forse erano casa nostra, / tentando di ricordare date e gesta eroiche; ci riusciremo?».
Se la realtà e la storia rimangono indecifrabili, pur nella magnificenza delle loro impronte, naturali-mitiche-documentarie, forse solo la poesia può definirsi come rifugio e risposta, invito e cura, testimonianza e offerta. A lei, alla propria Musa, Ghiorgos Seferis dichiara la sua fede e il suo immutabile amore: «Scrivi, se puoi, sull’ultimo tuo coccio / il giorno, il nome, il luogo / e gettalo in mare perché affondi». E, se affonda, lo fa per tornare poi a galla, regalandoci luce, consolazione: «Ancora poco / e vedremo i mandorli fiorire / i marmi splendere al sole / il mare frangersi in onde; // ancora poco, / solleviamoci ancora un po’ più su».
© Riproduzione riservata
www.sololibri.net/Le-poesie-Ghiorgos-Seferis.html 18 agosto 2017