PIERANGELO SEQUERI, INTORNO A DIO – LA SCUOLA, BRESCIA 2012
SEQUERI/GARLASCHELLI, L’UMANO PATIRE – BERTI, PIACENZA 2009
«Da molto tempo… la ricerca teologica di Pierangelo Sequeri è impegnata nel tentativo di recuperare un ‘pensare Dio’ in cui la sensibilità per il senso assuma il ruolo-guida, diventando intelligenza dell’esperienza, intuizione della giustizia, percezione di una presenza». Così scrive nella sua introduzione a questa stimolante intervista Isabella Guanzini, che con estrema, sagace umiltà e altrettanto attenta e partecipe curiosità invita Pierangelo Sequeri a esprimersi sui temi e gli interrogativi fondamentali che agitano le più percettive coscienze cattoliche dell’oggi. E il teologo-filosofo-musicologo milanese risponde con schiettezza e profondità, come si conviene a una tra le voci più autorevoli e sincere della Chiesa, senza paludarsi dietro a diplomazie e sotterfugi troppo spesso praticati da altri influenti religiosi. Il suo è un richiamo vigoroso a rifiutare «il mediocre modello cristiano-borghese, che predica il cristianesimo come mortificazione della vita del desiderio, e lo pratica come legittimazione del proprio status politico-mondano»: a uscire da un’ interiorità che diventa facile alibi per i nostri egoismi («Siamo diventati codardi con gli assoluti», «L’habitat di Dio è la storia, non la parrocchia»); a lasciarsi coinvolgere dal lavoro della mente e dalle passioni dello spirito. La critica ai devozionismi, alle superstizioni, ai narcisismi, ai passatismi codardi dell’attuale pratica religiosa è impietosa e ardita: così come quella alle mode new age di rispolverati misticismi, alle disinvolture filosofiche che fanno l’occhiolino alla psicanalisi, alla sociologia, a politicismi tattici. Ribadisce il suo forte no a qualsiasi fede zuccherosa e stucchevole, fatta di routine e di gossip mediatici. Ma si spinge con coraggiosa originalità anche sul terreno più specificamente teologico del dibattito sul male, contestando acutamente la sospetta arrendevolezza con cui si accolgono scriteriatamente le tesi sulla teodicea. E il suo richiamo severo è allora «all’economia delle parole, dei gesti e dei silenzi» per lasciar parlare il Signore, in una relazione frontale, di amorosa reciprocità.
In un secondo, piccolo e importante volume, la voce limpida e franca di Pierangelo Sequeri si confronta con gli stimolanti interrogativi e le acute ma ammirate provocazioni del filosofo Enrico Garlaschelli. E il terreno di incontro è quello, vastissimo e antico, del problema della sofferenza, dell’esistenza del male – compiuto e patito – , e delle giustificazioni che a queste eterne domande della coscienza e del pensiero tenta di dare la fede cristiana. In che modo lo scandalo del male può aprire all’orizzonte di una trascendenza del bene? Il dolore è sempre apertura di senso? L’esperienza del patire può diventare esperienza di relazione? Sequeri risponde richiamandosi alla giustizia e alla bellezza dell’esistere, al dovere della comprensione reciproca e della solidarietà, stigmatizzando «la stupidità della nostra cattiveria che assomma al male nel mondo quello che ci facciamo l’un l’altro», sottolineando l’ esigenza di non sostituire a Dio «padreterni di seconda scelta». E le parole d’ordine forti, convincenti, di tutta la sua ricerca teologica tornano qui con la loro provocatoria verità: la polemica contro il pensiero modesto e la religione d’arredamento, l’invito alla tutela della cura e a un’etica della resistenza umana, la critica all’alleggerimento del tragico e alla pressione di conformità dei nostri tempi. Il vo lume si chiude con alcune pagine di meditazione di Garlaschelli, che rifacendosi a Kafka e Celan, a Hobbes e Girard, ripercorre tutta la riflessione di Pierangelo Sequeri, che da sempre privilegia l’interrogazione trepidante, il dubbio autentico, il desiderio innocente alla rassegnazione dell’indifferenza: «non il problema speculativo del male come nulla, ma l’invocazione “liberaci dal male” nella forma della speranza».
«Mosaico di pace» 9 ottobre 2012