FRANCESCA STASSI, CI SALVERÀ LA TENEREZZA – LA QUADRA, BRESCIA 2022
Nella lettera apostolica “Patris Corde” del dicembre 2020, Papa Francesco scriveva che “solo la tenerezza ci salverà… è la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi”. Non so se consapevolmente o meno, Francesca Stassi ha ripreso le parole del Pontefice, e soprattutto l’indicazione che ne deriva, nel suo libro di aforismi e poesie, intitolato appunto Ci salverà la tenerezza.
L’idea, o la speranza, che qualcosa di immateriale possa riuscire a riscattare la sofferenza e la crudeltà della storia umana, e delle piccole storie personali che tutti noi patiamo, era già stata espressa da Dostoevskij, che attribuiva invece alla bellezza il gravoso compito di guarire il mondo, di redimerlo dal male.
Ma la tenerezza a cui affida la sua utopia Francesca Stassi è puramente, completamente umana, e si esplica nel campo dei sentimenti più delicati e fugaci: quelli d’amore. Amore per l’amato, in primo luogo: atteso, desiderato, cui affidare pensieri confidenti e grati: “Non conosco chiesa / più grande del tuo abbraccio, / altare più sacro del tuo sguardo”, “Sei la spina / a cui il mio cuore / è appeso / ferito mille volte / e mille volte arreso”, “Ho bisogno del tuo raccolto / per affrontare il mio inverno / la mia dispensa è vuota”, “E se fosse vero che tu sei me / e io sono te / e voliamo con le stesse ali / cadendo senza farci male”, “Succedimi adesso / come per caso / senza che ne sappia niente / senza averti implorato”, “È una lunga attesa / di giorni di mesi / poi stare insieme / e non dirsi niente”.
Leggendo questi versi, ne percepiamo con immediatezza l’assoluta trasparenza, l’incapacità di finzione, e la volontà di abbandonarsi a una sonorità elementare che sappia rispecchiare entusiasmi e malinconie proprie della giovinezza. Francesca Stassi è nata a Catania nel 1963, ha iniziato a scrivere poesia in età matura, eppure ritroviamo nel suo modo di rivelarsi alla pagina la freschezza e l’ingenuità di chi crede nella scrittura senza infingimenti, senza filtri. Priva di artificiosità letteraria, la sua poesia è diretta espressione dei sentimenti, e mai meditata costruzione formale, studiata elaborazione strutturale.
Danno la stessa impressione anche i testi in cui l’autrice parla di sé, ritraendosi sia nei momenti di più convinta e vivace affermazione del proprio io, sia quando confessa una sconcertata esitazione, un turbamento nel non riuscire a trovare il proprio spazio di donna: “Ho voglia di colori / come se qui fosse un lungo inverno / deciso a rimanere per sempre”, “Ci sono giorni / che sul vestito / ho già le idee chiare / ma è sul volto / che non so cosa indossare”, “Stanno proiettando la mia vita / ed io fuori a cercarne un’altra”, “Ho mille volti, / età diverse, / scatole con altre vite / tra i capelli: / rossi, neri, castani, biondi. / Sono tante donne indefinite. / Sono antica”.
Nei versi di Francesca Stassi troviamo un’adesione spontanea e felice agli aspetti luminosi dell’esistenza, nella convinzione ribadita che ogni attimo, ogni ora, ogni giorno vada goduto nella sua pienezza: ma oltre a questo c’è la consapevolezza della fugacità della vita, del suo implacabile e severo scorrere verso la fine. Allora il timore di perdersi, e di perdere l’amore e la bellezza sognati, trova nella sapienza aforistica la sua manifestazione: “E quando avrò compreso quasi tutto / sarò casa abitata / perché nulla riempie più delle domande”, “Il buongiorno / è quella foglia stanca / che pur cadendo / non pensa di morire”.
Solo la tenerezza, recuperata nel tempo vissuto e da vivere, e nelle parole affidate al foglio bianco, può salvarci e salvare dal nulla quello che amiamo.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net › Ci-salvera-la-tenerezza-Stassi 1 giugno 2022