PAUL VERLAINE, ROMANZE SENZA PAROLE – FELTRINELLI, MILANO 2016
Con introduzione e traduzione di Cesare Viviani, e testo originale a fronte, Feltrinelli ha pubblicato nell’Universale Economica la raccolta Romanze senza parole, che Paul Verlaine scrisse intorno al 1870, in un periodo tra i più tormentati della sua vita. «Il cielo è di rame / senza chiarore alcuno. / Sembrerebbe di vedere / la luna vivere e morire. // Bolsa cornacchia / e voi, lupi magri, / con questi venti aspri / che cosa vi succede? // Nell’interminabile / noia della pianura / la neve incerta / luccica come sabbia». Sono versi, delicati e musicali, tratti dalla sezione Ariettes oubliées, in cui si esprime al massimo grado la sensibilità del poeta per i colori e i suoni della natura, la sua ricerca di una rispondenza interna con il paesaggio e tutto ciò che lo anima. Quasi che Verlaine cercasse nella scrittura un’oasi di serenità e conforto dai turbamenti che in quegli anni lo rendevano schiavo della passione per Rimbaud, fino a condurlo al tentato omicidio e poi al carcere.
Viviani, nel sottolineare «la costruzione incerta e cauta, sostenuta e sensata, dell’esistenza e dell’affettività di Verlaine», mette giustamente in guardia il lettore dal voler leggere l’opera di qualsiasi scrittore attraverso la lente della sua biografia, caricandola di significati indebiti o prevaricanti. In effetti in queste poesie Verlaine pare volersi innalzare al di sopra di ogni dato di concretezza, per immergersi nell’assoluto della sensazione, in un oblio del sé che conduce all’armonia con il tutto: «L’ombra degli alberi nel fiume nebbioso / si dissolve come fumo / mentre nell’aria, tra i rami veri, / gemono le tortore», «Il cielo era troppo azzurro, troppo tenero, / il mare troppo verde e l’aria troppo dolce». Un eccesso di bellezza che la sensibilità del poeta sembra non riuscire a sostenere, e infatti afferma: «Bisogna, vedete, perdonarci le cose: / in questo modo saremo proprio felici».
Perdono, timore, gioia ineffabile, gratitudine religiosa, e l’amore che si manifesta in una sorta di estasi scorporante: «Ho paura di un bacio / come di un’ape. / Soffro e veglio / senza riposarmi: / ho paura di un bacio!», «Piange nel mio cuore / come piove sulla città; / che è questo languore / che penetra il mio cuore?» Nel rifiuto di ogni brutalità materiale, Verlaine aspira in queste Romanze senza parole a una spiritualità che si sappia fare puro suono e immagine, sogno e impercettibile carezza.
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www.sololibri.net/Romanze-senza-parole-Verlaine.html 10 ottobre 2016